La signora con gli occhiali e i capelli paglia e fieno, quando capisce che siamo in otto invece che sei come da prenotazione, ci rimane un po’ male. “E ma come!”. E noi: ci scusi sa ma non lo sapevamo. “Ma è che non ho altri tavoli liberi, mi dispiace che dobbiate stringervi un po’”. Ma si figuri signora, son dieci anni che non ci vediamo, stare un po’ vicini ci fa bene.
Parte così la cena di una rimpatriata tra vecchi amici e compagni di scuola, alla Trattoria Casottel (via Fabio Massimo, 25, 02-57403009), dalle parti di San Donato Milanese. L’anonimato del paesaggio esterno cozza con questo angolo di Milano d’una volta. Perline alle pareti, legno, persino un camino a riscaldare una serata mite dei primi di marzo. Tutto molto casalingo. Ci sediamo un po’ più stretti, due avranno la gamba del tavolo. Io mi butto sul capotavola.
Siamo ormai tutti ultratrentenni. C’è il Tala, che dal reiki è passato allo shiatsu, e poi alla meditazione; Chiara, che odia la Nestlé; Eros (non sapevamo neanche che eri sposato e sei già divorziato?); Franceschino, mannaggia è un uomo; e il Prof, che è sempre il Prof, quello che ci fa fare foto con facce assurde. Mentre ci spariamo un amarcord da competizione: prendiamo un antipasto? Sì facciamo per otto. Arrivano salumi, una lasagnetta di melanzane, cipolline, peperoncini ripieni, carciofi fritti. Nulla di elaborato, Giusto per iniziare.
Poi entra in scena lei, la regina della serata: la cassoeula. Scegliamo il piatto unico, ma ci sono anche gnocchi e tortelli alla mantovana, il brasato e la cotoletta (talmente grande che sembra un frisbee) con patate. Tutto annaffiato da vino rosso della casa, ingiudicabile come tutti i vini della casa, ma bevibile.
La cassoeula rispecchia pienamente la durezza della vita di pianura di un tempo. Polenta, verza e carne, cotiche, salsicce, piedini di maiale. Metti in saccoccia più roba che puoi, che dopo c’è da faticare o da respingere il freddo.
E noi intanto: “ma ti ricordi quella volta”, “ma dai?”.
Non mancano i dolci, con una crema chantilly da urlo, un crème caramel con tutte le sue cose a posto e uno strudel. Caffè grappa e tanti saluti. Baci e abbracci anche fuori. Una serata da ricordare per tanti motivi, e anche per il Casottel, che alla fine ci fa spendere 30 Eu a testa.
Se volete andare in un posto che ricorda la Milano di una volta – molta genuinità, poche paillettes – il Casottel fa per voi. Noi ci salutiamo: non aspettiamo altri dieci anni eh!