Quello che i genovesi non vi hanno mai detto sulla focaccia

da | Ott 4, 2011

Un altro titolo buono poteva essere “il Dottor Freud e la focaccia”. Perché il tema è pruriginoso, ha a che fare con il piacere, ed è nascosto in qualche parte inconscia del cervello. E per di più è stato dimostrato con un esperimento scientifico, per quanto empirico.
Quello che i genovesi non vi hanno mai detto sulla focaccia è che dentro di loro, senza saperlo, preferiscono quella con le cipolle. E questo per molti è già una sorpresa, perché in genere i foresti manco sanno che esiste una focaccia con le cipolle. Esiste, eccome se esiste (se è per questo esiste anche una farinata con le cipolle).

Per essere precisi quella con la cipolle è l’unica filiazione autorizzata della focaccia: troverete forni che ne fanno con pomidoro, speck, rucole e quant’altro (vista anche con nutella e smarties), ma quella non è focaccia. La focaccia genovese può essere: semplice, con la cipolla o eventualmente (molto di nicchia) con la salvia. Una e trina.

Che cos’ha di speciale la focaccia con le cipolle? È una magia inspiegabile. Sembrano quasi più i difetti che i pregi: non ha la deliziosa crosticina dorata e croccante, soffocata sotto un mare di bianche cipolle; ti tatua l’alito fino al pomeriggio inoltrato, per non parlare del ruttino d’obbligo e dell’odore che resta sui polpastrelli; ha una consistenza molliccia, rendendone piuttosto difficile l’ingurgito durante il passeggio. Eppure.
Eppure il dolciastro della cipolla cotta forma col sapore della focaccia un’alchimia straordinaria. E – sostanzialmente – godi come un riccio.

Ma ecco l’esperimento. E qui carta canta.
Abbiamo rinchiuso una ventina di persone, equamente suddivise tra uomini e donne, in un ambiente correttamente ventilato e condizionato. Al momento opportuno sono stati disvelati due cabaret da due chili di focaccia l’uno: nel primo quella normale e nel secondo quella con la cipolla. Al fine di distrarre i partecipanti sono state distribuite bevande analcoliche e alcoliche, con e senza bollicine. Data la natura dell’esperimento, non si è reso necessario isolare un gruppo campione né mescolare finte focacce per studiare l’effetto placebo.
Insomma, una normale festa di compleanno in un normale ufficio.

Il risultato finale è stato indiscutibile: il cabaret della focaccia con le cipolle era finito quando di quella normale ne restava ancora un buon terzo. E a dimostrazione che non era un problema di scarsa fame o di differente qualità, nel giro di cinque minuti anche il vassoio “normale” veniva accuratamente spazzolato.

Focaccia con le cipolle batte focaccia normale 1 a 0.
E ora come la mettiamo?

Autore

Giulio Nepi

44 anni, doppio papà, si occupa da aaaaanni di comunicazione web. Genovese all’anagrafe ma in realtà di solide origini senesi, ha sposato una fiamminga francese creando così un incasinato cortocircuito di tradizioni enogastronomiche

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