Abbiamo la prima scena del film sul Barolo

da | Mar 14, 2013

Il grave calpestìo sopra il lastrico cadenzava il passo dei bovi, et i carriaggi al traino sfilavano verso il Real Palazzo rovesciando in strada un turba di torinesi incantati…

In un film sul Barolo, questa sarebbe perfetta come prima scena. Nel Piemonte della prima metà dell’Ottocento, una sfilza di carri trainati da buoi sta trascinando lentamente 325 carrà (botti da 600 litri) verso la corte dei Savoia. I villani sono estasiati dallo spettacolo del filotto, un omaggio di Juliette Colbert de Maulévrier – sposa Marchese Falletti di Barolo – ai sovrani.

Dunque sì, pare proprio che uno dei vini italiani più famosi (quantomeno, la sua versione moderna) sia nato per volontà di una donna francese che – ben abituata a Borgogna & C – non gradiva il vino dolciastro prodotto nelle Langhe. Con l’aiuto dell’enologo di casa Cavour iniziò a lavorarci su fino a raggiungere (e per molti superare) i cugini. A coronamento dell’opera, una magistrale azione di PR: donare 325 botti ai reali (una al giorno per un anno, salvo i 40 giorni di quaresima) che avevano già avuto modo di apprezzare il Barolo. Chapeau.

Bisogna ammettere che riprendere questa storia è un primo punto a favore dei ragazzi dell’Enoteca 325 di Rivoli (non è l’unico), dove mi è capitato di passare di recente, e dove ho trovato la citazione sopra.

Una carta dei vini ben fornita, piccola cucina – quanto basta per godere di gotti ricercati – e un’ambientazione soffusa. Il legno dei tavoli da osteria, delle travi al soffitto, gli scaffali dai grandi nomi, persino la strada sterrata di vico San Lorenzo a Rivoli, hanno il sapore della locanda, del ristoro inaspettato.

Alla fine è stato così. Telefoni un po’ dubbioso alla cieca ad un indirizzo trovato su Trip advisor e ti ritrovi di fronte a gentilezza, una lingua in salsa rustica, un tagliere del mezzadro con salumi e formaggi, una bottiglia di Ruché di Francesco Gatto. E pensi, che vuoi di più?

Autore

Daniele Miggino

Lavora sul web sotto diverse spoglie da svariati anni. Mezzo piemontese e mezzo lucano, è nato a Genova. Nella sua stirpe si trovano contadini e zii d’America, osti e viaggiatori. Sarà per questo che è uscito fuori così.

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