Il successo di un locale: pochi piatti ma ben fatti, prezzi contenuti anche per il vino e la birra, un ambiente conviviale, la capacità di rivolgersi a tutti.
La riflessione mi è sorta spontanea sabato quando per l’ennesima volta sono andato da Ristorantino Tantì a Nizza Monferrato e l’ho trovato pieno. L’idea del locale nasce da una semplice intuizione: riprendere la farinata come merenda o piatto unico, magari in unione con salsiccia o gorgonzola. Se questo è il core business del ristorante, nato proprio per la farinata, a guardar nei piatti che escono in continuazione dalla cucina altrettanto (meritato) successo sembrano avere proposte come: acciughe al verde, insalata russa, carne battuta al coltello, robiola di Roccaverano con mostarda e, in inverno, la trippa. Seduti ai tavoli ho scorto gruppi di giovani, ma anche coppie di anziani e famiglie intere: non esiste un target di riferimento, come accadeva un tempo, quando all’osteria tematica si sedevano l’operaio, l’agricoltore e l’industriale. Per questo, in un locale studiato al dettaglio nei tavoli, nei colori, nei menù, mi è venuto da pensare alle taverne del Piemonte che non c’è più e che sta ritornando. A una voglia di concretezza che premia certe scelte, ancor più in tempo di crisi.
Una piccola nota, doverosa, alla carta dei vini che come mi ha spiegato il titolare Bruno Ghignone prevede ricarichi modesti e fissi su tutte le etichette, così da invogliare a scegliere anche i vini più costosi. E i risultati sono confortanti, per una carta costruita come un anello a cui sono sospese direttamente le etichette, con una netta preminenza dei vini del territorio e, ça va sans dire, della Barbera.
PS: lo scorso week end a Nizza c’era anche la manifestazione “Nizza è Barbera” con in degustazione le nuove annate di una cinquantina di aziende. Colpisce, di anno in anno, il miglioramento di questi vini, proiettati a resistere nel tempo. Tra le curiosità vorrei segnalare la Rugiada della Cascina Garitina, un passito di Barbera dal colore e dalla densità straordinari, più simili a una marmellata di mirtilli che non a un vino. La stessa sensazione si ritrova in bocca dove pecca un po’ per l’alto residuo zuccherino sorretto comunque da una buona struttura. E’ un vino interessante e intrigante, da accompagnare possibilmente solo a se stesso.