Arrivarci in macchina non è semplice, anzi, diciamo pure che il tragitto è in grado di scoraggiare qualunque guidatore di macchinoni non abituato a salitazze, tornanti strettissimi e buchi mangia ammortizzatori.
Il motivo c’è: la Val Ponci è un gioiellino naturale rimasto fuori dal tempo e dal traffico, meta di camminatori, rocciatori, ciclisti da sterrato e gite a cavallo, dunque noi cittadini automuniti dobbiamo sentirci un po’ rompicoglioni, è giusto così.
Siamo nel finalese, alle spalle di Finalpìa: falesie verticali di bianco calcare, con la macchia che cerca di arrampicarsi sulla roccia. La vallis pontis, valle dei ponti, si incunea fra la bellissima Rocca di Corno e l’altopiano carsico delle Manie: qui passava l’antico tracciato della via Julia Augusta e appunto ben cinque ponti romani sopravvissuti ce lo ricordano – uno, il ben conservato Ponte delle Fate, è carrabile ancora oggi.
Superato il primo ponte la valle si allarga in campi e vigne, fino ad arrivare all’Agriturismo Valleponci dove la strada si conclude e dove inizia la storia di Giorgio, Paola e Daniela, ragazzi di città che un bel giorno si innamorano di questa valle incontaminata. Rimettono a posto i muretti, ricacciano indietro i rovi, impiantano le vigne, ristrutturano il casolare abbandonato.
Oggi l’agriturismo ha quattro camere con vista sul bosco e una bella sala ristorante con tanto di focolare.
L’ettaro e mezzo di vigna biologicissima e resistente esprime tre vini dalla macerazione paziente (c’è lo zampino di Fausto de Andreis, in effetti), pigato, rossese e granaccia, che non ci mettono molto a farsi un nome nell’enomondo ligure (e perfino, la granaccia, a finire nelle grinfie papille)
Nella bella stagione, quando si può mangiare fuori, è un piccolo paradiso. Si pranza all’ombra di un pergolato, su tavolate di legno, il prato accanto, nella calma più assoluta.
Si può scegliere alla carta, ma il nostro consiglio è per l’ottimo menù a 28 € che prevede un abbondante antipasto misto, zimin di ceci con un’azzeccata salsina simil-tzatziki, testaroli fatti in casa e coniglio al pigato. Il locale è anche vegan friendly.
Tutto ineccepibile, tutto dell’orto o poco più lontano (non farete fatica a crederci, ora che avete visto com’è la strada per il primo alimentari). Le bocce del buon vino di Valleponci vengono via a 12 €.
Finito il pranzo, archiviata la pennica sull’amaca, non resta che una bella passeggiata almeno fino al ponte delle Voze oppure – se la digestione ve lo concede, visto che la strada sale – fino alle suggestive cave romane.
Insomma, tutto perfetto. Non economicissimo in assoluto (evitate anche di fare come in trattoria ordinando per un esercito, perché poi il conto vi bastona) ma corretto per qualità e quantità.
Ricordatevi di telefonare per sapere le aperture, che sono stagionali, e ricordatevi anche di portare i contanti perché non vi è linea telefonica né dunque carte di credito.