L’anello che non tiene

da | Feb 12, 2011

Secondo la vulgata un battito di farfalla in un angolo del mondo può scatenare un uragano all’altro capo del globo. E quella che può sembrare una filosofia per ragazzi in realtà pare rivelarsi, in un’economia globalizzata, spesso troppo simile a un cavallo senza fantino. Con questo non voglio certo abbozzare un’analisi economica che non sarei in grado di sostenere, tuttalpiù mettere un sassolino nella scarpa, inquadrare quell’anello che non tiene, non regge proprio.
Nel 2008 una prima drammatica crisi delle materie prime aveva causato la fame per milioni di persone, le cui cause scatenanti, vere, non sono state tuttora ben chiarite. Su Repubblica, qualche giorno fa, è apparso un servizio importante e intelligente, firmato da Anais Ginori, sulle duecento aziende che controllano il mercato mondiale delle materie prime e degli alimenti, cereali in primis, ma anche zucchero, caffè etc e su come il loro principale mercato sia Ginevra (che non è un porto, né uno snodo ferroviario e che sostanzialmente delle migliaia di tonnellate di grano virtualmente commerciato non passa neppure un chicco).

L’andamento dei listini – spiegava l’articolo – è determinato da guerre, carestie, aumento del petrolio, riscaldamento globale e altro, ma tutti questi eventi non bastano a giustificare certe oscillazioni. Ben più utile – continuava – sarebbe capire il mercato delle commodities, che pesa un’enormità: 600 miliardi di euro, milione più milione meno. Gli esperti di fronte a certe obiezioni rimandano però per la maggior parte al mercato reale, influenzato da molti fattori, ambientali, climatici e impreviste o da economie momentanee non ben identificabili quali, non ultima, quella dei biocarburanti, in continua ascesa, che sostanzialmente tolgono cibo per trasformarlo in benzina, fornendo deboli guadagni ai contadini. Gli stessi contadini che dovranno però acquistare sul mercato materie prime sempre più care bruciandosi così il loro apparente guadagno.

Queste poche righe, con cifre e dati, che lasciano se non una certezza, almeno una sensazione: quella di una girandola di cui nessuno sembra tenere il capo. Proprio in questo clima di incertezza è ancora più inquietante il monito lanciato dalla Fao: a gennaio i prezzi degli alimenti a livello globale sono schizzati al massimo storico da quando è iniziata, nel 1990, la rilevazione dell’indice e secondo gli esperti dell’organizzazione sono destinati a salire ancora. In cosa si tradurrà è ancora difficile a dirsi: probabilmente in un mercato instabile dove basterà davvero un battito d’ali di farfalla per scatenare una nuova crisi. E incendiare le piazze, ai margini dei telegiornali (salvo casi eclatanti) e del mercato globale, piazze però, almeno per noi mediterranei, sempre più vicine.

Autore

Fabio Molinari

L’unica persona sera in questa gabbia di matti. È un po’ che non scrive su Papille, ma ci ha lasciato bellissimi pezzi su vini, posti in giro per l’Italia e cazzabubole

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