Semplicemente, Walter Massa

da | Apr 1, 2011

Un grande vignaiolo? Un provocatore anarchico ed eretico? Un oratore nato? Un battutista dalla vena fulminante? Semplicemente, Walter Massa. Per chi non lo conoscesse, Massa è il papà del Timorasso, il più grande vino bianco piemontese, uno dei grandi vini bianchi italiani. Se ne sta a Monleale, nei Colli Tortonesi, in quel territorio di pesche e Montebore che è la Val Curone. E’ sceso a Genova la scorsa settimana, a presentare i suoi tre Timorasso (Derthona, Costa del Vento, Sterpi), per una serata organizzata dall’Onav. Chi già lo conosceva, sapeva che avrebbe dato spettacolo. Gli ignari, sono rimasti piacevolmente stupiti. Perché nelle due ore di presentazione ha alternato ricordi, lezioni di enologia, battute, riflessioni profonde, aneddoti. Chi vuole fare il vino, dovrebbe ascoltarlo, almeno una volta. Imparebbe certamente molto dalle sue parole (ascoltatelo, quando parla di terroir, di come valorizzare un vino e il suo territorio, o quando racconta come tratta uva e vini, dalla vendemmia all’imbottigliamento).Ma la lezione che più forte ci ha regalato Walter Massa è stata il suo entusiasmo, strabordante; la sua passione, portentosa; e la sua fiducia nella terra, verso la quale si pone in un atteggiamento di smisurato rispetto ed amore. E poi ci ha regalato i suoi vini. Che solo invecchiando esprimono il meglio di sé, a conferma che molto spesso i tempi della natura sono differenti dal tempo del commercio, e che solo gli uomini pazienti possono godere appieno di certe gioie.

Timorasso Derthona 2009
I profumi sono concentrati sulla frutta, soprattutto pesca. La mineralità è una nota esile. In bocca c’è acidità, salinità e la giusta corrispondenza coi profumi. Il sorso è pieno di frutta, e ritornano nascenti note minerali. C’è potenza nel bicchiere, ma si fa bere con una discreta dose di nonchalance, questo vino.

Timorasso Derthona 2006
Il salto, rispetto al 2009, è notevole. La frutta s’adombra, dietro una potente nota minerale, di grafite, poi ricompare, maturata nel frattempo. Il sorso è pieno, minerale, salino, fresco.  E colpisce la persistenza, lunga e profonda.

Timorasso Costa del Vento 2008
Si inizia a fare sul serio, già dal colore, un giallo paglierino con note decisamente dorate. Un colore squillante, che fa presagire un’acidità decisa. Il naso è intenso. La nota minerale è già presente e prende il campo. Dietro, un po’ di frutta, meno distinguibile però, e qualche nota erbacea. In bocca il sorso è denso. Note gliceriche e caloriche a volontà, ma l’acidità contrasta e invoglia la beva. E’ un bicchiere nervoso, che deve ancora trovare un suo punto d’equilibrio. Ma è buono… In fondo al sorso, una  nota dolce, un leggero residuo zuccherino.

Timorasso Costa del Vento 2006
Eccolo, il suo equilibrio. Qualche anno di bottiglia. Le note del 2008 si accentuano nel 2006. Lo diresti riesling, in un assaggio alla cieca. Ma è Timorasso. Il colore tende al dorato e rimane squillante. Il naso è decisamente intenso. La frutta non emerge, oscurata dalla potenza del minerale (che non ricorda tanto la grafite del Derthona 2006, ma è più intenso e penetrante). In bocca il vino è concentrato da matti. C’è tanta polpa. Ma l’acidità (e la salinità) lo rendono un vino equilibrato, e grande.

Timorasso Sterpi 2007
Ecco l’altro cru di Walter Massa. Un vino che non avevo mai assaggiato. Il colore è splendido. I profumi sono complessi. Come per il Costa del Vento, le note minerali sono predominanti. Ma qui lasciano spazio anche alla frutta, più nitida. Il naso è ancora più conturbante, quando avverti un profumo di miele. In bocca si sprigiona il calore dell’alcol, la vivezza dell’acidità, la pienezza del sorso.  Persistenza maestosa. Che bomba!

Timorasso Sterpi 2006
Boh. Forse la bottiglia non era in perfette condizioni. Ma la scalata verso l’alto, con lo Sterpi 2006, s’è arrestata. Ho trovato meglio il vino precedente. Il profumo è meno intenso, meno chiaro. O forse sono io, stanco alle 23.30, ad essere meno percettivo. Anche in bocca, l’acidità è un po’ scivolata via. Restano le note minerali, una leggera ossidazione. Un vino in parabola discendente? Sono certo che si tratti solo di questa bottiglia.

P.S: Ringrazio l’Onav per la bella serata organizzata. Ma a un’associazione del vino non puoi perdonare la mancanza di bicchieri adeguati. Altrimenti, ditelo, di portarsi i bicchieri da casa.

Autore

Alessandro Ricci

Sotto i 40 (anni), sopra i 90 (kg), 3 figlie da scarrozzare. Si occupa di enogastronomia su carta e web. Genoano all’anagrafe, nel sangue scorrono 7/10 di Liguria, 2/10 di Piemonte e 1/10 di Toscana. Ha nella barbera il suo vino prediletto e come ultima bevuta della vita un Hemingway da Bolla.

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