Marmellata di ciliege. Attenzione, in questo titolo ci sono ben due errori

da | Nov 5, 2014

Inauguriamo una nuova rubrica, dal titolo “Amleto in cucina” e dal sintetico sottotitolo: “Tutto quello che avresti voluto chiedere, e non hai mai chiesto, facendo finta di saperlo“. È dedicata a tutti quelli che – nel bel mezzo di una conversazione gastronomica dal giornalaio o dal fruttivendolo – fan finta di maneggiare con perizia l’oggetto della conversazione, pur non avendo le idee chiarissime. Molto spesso sono nozioni elementari. Tranquilli, in verità non le sa quasi nessuno, nemmeno noi, che dobbiamo documentarci – per averne certezza – pure sul numero dei nani (sono sette, vero?).

Prima nozione: che differenza c’è tra confettura e marmellata?

Secondo le direttive dell’Unione Europea, si può chiamare marmellata solo una “mescolanza, portata a consistenza gelificata appropriata, di zuccheri e di uno o più dei seguenti prodotti ottenuti da agrumi: polpa, purea, succo…” Insomma, la marmellata è quella di agrumi. Tutto il resto è confettura, che si può ottenere da qualsiasi tipo di frutta (tranne gli agrumi, ovviamente) in percentuale minima del 35% (sono extra le confetture che contengono almeno il 45% di frutta).

Ecco perché nel titolo ci sono due errori. Il primo è evidente, no?

Autore

Alessandro Ricci

Sotto i 40 (anni), sopra i 90 (kg), 3 figlie da scarrozzare. Si occupa di enogastronomia su carta e web. Genoano all’anagrafe, nel sangue scorrono 7/10 di Liguria, 2/10 di Piemonte e 1/10 di Toscana. Ha nella barbera il suo vino prediletto e come ultima bevuta della vita un Hemingway da Bolla.

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