Osteria di Vico Palla, Genova

da | Mag 27, 2011

Avevo provato già due volte ad andarci, sempre all’ultimo momento. Niente. Tutto pieno, e nemmeno ad aspettare un’ora si riusciva a prender posto. Ci sono ripassato lo scorso sabato, a pranzo, sul presto (attorno alle 12.30). Buona al terzo tentativo, e con poco tempo d’attesa. Il perché del successo di questa trattoria m’incuriosiva. Certo, i prezzi, sono bassi, ma non bassissimi (congrui, diciamo). I piatti, rigorosamente liguri, sono buoni, a volte più che buoni, ma non eccezionali. Il posto abbastanza accogliente, ma non emozionante. Certo, la collocazione (praticamente nel Porto Antico) gioca a suo favore. Ma c’è dell’altro: la mancanza di concorrenza. Già, a questo livello di rapporto qualità/prezzo, nelle strette vicinanze (almeno pre-Eataly, che forse ruberà un po’ di clientela), poco o nulla.
E’ il paradosso di Genova, città (finalmente) meta turistica, ma che non riesce, nella mentalità, a essere tale. A partire da negozi e ristoranti, spesso chiusi nel weekend, con orari elastici come una sbarra di ferro. Gioco forza, chi tiene aperto, e lo fa con serietà, ne trae giovamento. Come l’osteria di Vico Palla.

Primo consiglio: cercate di prenotare per tempo (almeno il giorno prima), soprattutto per la sera. Il locale, proprio dietro Porta Siberia, ha le volte in mattone, che non significano ambiente romantico. Anzi, la confusione dei tavoli è abbastanza evidente. L’apparecchiatura è spartana (ma la tovaglietta, fotografata sotto, è da leggere e da farsi tradurre, se non la si capisce). La lavagna che gira tra i tavoli racconta di un menu ampio, ligure, schietto. L’antipasto fritto tipico (acciughe fritte, frisceu di baccalà, zucchine in pastella) è leggero e saporito. Il minestrone alla genovese molto denso, abbastanza buono. Il bagnun di acciughe (piatto tipico di Riva Trigoso, levante Ligure) saporoso di mare e cipolle. Gli gnocchetti alla pescatora ricchi nel condimento, meno riusciti nella consistenza dello gnocco. Il cappon magro, monoporzione, e presentato come antipasto, riuscito e fedele. Non mancano, e come potrebbe, i mandilli al pesto e i pansoti al sugo di noci, la cima e lo stoccafisso accomodato, il baccalà e stoccafisso in svariate versioni e le acciughe impanate e fritte. Se si aggiungono le porzioni, tendenti al generoso, la solerzia (e gentilezza) del servizio, capisco allora il perchè del suo successo. Per quattro piatti si spendono 40 euro, con tre piatti si rimane sotto i 30, e la pancia è comunque piena. Ultima, buona notizia: il coperto non si paga.

E magari capiterà anche a voi il milanese che vi chiede, alla fine del suo pasto, come si mangia (?), aggiungendo poi, con aria un po’ sorniona: “Bella città, Genova. Ma a meridionali, come state?”. E alla risposta: “Bene, io sono calabrese!” ribatte con un “l’ho chiesto, sa, perchè sono originario di Bari…”.

Osteria di Vico Palla

Indirizzo: via Vico Palla 15/r
Telefono: 010 2466575
Riposo settimanale: lunedì

Autore

Alessandro Ricci

Sotto i 40 (anni), sopra i 90 (kg), 3 figlie da scarrozzare. Si occupa di enogastronomia su carta e web. Genoano all’anagrafe, nel sangue scorrono 7/10 di Liguria, 2/10 di Piemonte e 1/10 di Toscana. Ha nella barbera il suo vino prediletto e come ultima bevuta della vita un Hemingway da Bolla.

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