Confronti enoici: Trame vs Querciabella

da | Mag 25, 2011

Premessa: il mio rapporto col Chianti è tormentato, ma è un problema mio, che sto tentando di superare, e senza l’aiuto della psicanalisi.

Chianti Classico Docg, indicano le bottiglie.
Entrambi sono vini naturali (non dichiarati in etichetta), e già sento levarsi alte le grida di chi ama distinguere, tra i vari gradi del naturalismo. Ma non voglio addentrarmi in distinzioni filosofiche perse nei meandri dei vini veri. Piuttosto, scrivere un post che racconta un assaggio, fatto in un determinato momento (un sabato sera tra le 21.30 e le 22.30) da quattro persone con papille diverse, animi differenti, condizioni psicofisiche variabili. 

Allora, ha anche senso mettere a confronto due vini che forse altri non metterebbero a confronto. Parlo del Chianti Classico Le Trame 2005 del Podere Le Boncie di Giovanna Morganti e il Chianti Classico 2008 dell’Agricola Querciabella. Al diavolo l’anno diverso. Parliamo d’altro. Stesso vitigno, stessa tendenza alla naturalità, stessa fascia di prezzo (nel mio wine bar di fiducia, occorrono 28 euro per Le Trame, 27 per il Querciabella). Territorio diversi, distanti tra loro 50 chilometri: Le Trame è un chianti di Castelnuovo Berardenga, Querciabella di Greve in Chianti. Chi vince?

LE TRAME
Difficile l’analisi visiva, in un locale poco illuminato. Di certo non c’è lucentezza nel bicchiere.
Appena versato, al naso esprime profumi che d’acchito indirizzano su una certa filosofia di coltivazione, una categoria di profumi che si ritrova in molti vini naturali. Il naso subito non è pulitissimo, frutto e spezie se la giocano con terrosità, una nota animale, un odore elettrico quasi di sangue, una forte mineralità. Il profumo è intenso, quasi inebriante.
Il primo sorso afferra la bocca con tannini ancora irti e una certa asprezza, poi si allarga su frutti rossi maturi e regala persistenza abbondante. Al tavolo ci si ritrova d’accordo sulla forte personalità di questo vino, così forte da mettere in un angolo l’eleganza. Nel giro di mezz’ora il vino perde alcuni odori iniziali e si ricompone.
E’ un vino che dà impegno, che si fa bere lentamente.

QUERCIABELLA
Vicino a Le Trame, il colore è di certo più splendente, brillante. Su un altro registro anche il profumo, meno intenso, non meno complesso. Qui saltano poco al naso terra e mineralità,  per maggiore frutta e fiori, una tostatura evidente, una speziatura elegante.
Al primo bicchiere, i tannini sono carezzevoli, il sorso armonico, persistente, che rispecchia il profilo olfattivo. Insomma, c’è più eleganza, una maggiore piacevolezza, che però non scade nella banalità, né in note che ti fanno sospettare di un vino eccessivamente costruito.

IL GIUDIZIO
Al tavolo, tre su cinque preferiscono decisamente la personalità delle Trame. Gli altri due (tra cui il sottoscritto) non riescono a dare un giudizio così netto. Molto dipende dal contesto. Probabilmente un bel pezzo di carne lo accompagnerei alle Trame. Una bevuta rilassata, fuori pasto, la affronterei con il Querciabella. Se dovessi portare un Chianti ad una cena di sconosciuti, andrei di Querciabella. Per la bellezza dell’etichetta, voto Trame. E sempre il vino di Giovanna Morganti prenderei come esempio se dovessi spiegare ad uno che di vino ha poche conoscenze cosa significa vino naturale. Se dovessi partire per Marte, non porterei nessuna delle due. Ricordatevi la premessa: col Chianti ho ancora un conflitto irrisolto.

Autore

Alessandro Ricci

Sotto i 40 (anni), sopra i 90 (kg), 3 figlie da scarrozzare. Si occupa di enogastronomia su carta e web. Genoano all’anagrafe, nel sangue scorrono 7/10 di Liguria, 2/10 di Piemonte e 1/10 di Toscana. Ha nella barbera il suo vino prediletto e come ultima bevuta della vita un Hemingway da Bolla.

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