Nuova gestione per l’Ostaia de Banchi, trattoria nascosta in un vicoletto cieco che si dipana da piazza Banchi, a duepassidue dal Porto Antico di Genova. Da aprile è in mano a un terzetto under 30 – Stefano Blè (in cucina), Emanuele Crimi e Sergio Caniffi (in sala) – che si son fatti le ossa a lungo tra calici e pentole da Baldin, a Sestri Ponente.
Nessuna modifica nelle due salette quadrate, in pietra e mattoni, arredate con semplicità. Al piano superiore, i pochi tavoli si affacciano sulla cucina a vista. In sala e nel piatto, nessun glamour. Piuttosto, un’accoglienza caloroso e una cucina che parte dai piatti forti della tradizione ligure, senza troppe rielaborazioni, ben eseguiti.
Il menu è ridotto: una quindicina di proposte in tutto, che lasciano ampio spazio al pesce azzurro. C’è più mare che terra, fin dagli antipasti: le acciughe marinate, il polpo con le patate, un buon cappon magro, delicato e preciso. Tra i primi, sono impeccabili i corzetti della Valpolcevera (la pasta tipica che si vede nella foto d’apertura) in guazzetto di mare. Le linguine con muscoli e zucchine al profumo di limone sono ricche e saporite. E per locali e turisti, non mancano i mandilli al pesto.
Tra i secondi, è buono il baccalà con sapori liguri, così come convince l’insalata fredda di trippe. Anche nei dolci, è un richiamo alla vecchia Genova: col semifreddo alla Panera, o la semplicità golosa della pesca ripiena con mandorle, amaretto e cioccolato. La carta dei vini è ridotta, ma ci sono discrete bottiglie (anche il vino della casa, dei Colli di Luni, si difende). Per quattro piatti, ci si attesta sui 35 euro. E a pranzo c’è un menu di lavoro a 15 euro. È una bella novità, da acchiappare se si è di passaggio a Genova, ma anche per genovesi in cerca di una meta affidabile.