Ha destato molto interesse lo spostamento di Luca Collami, dall’operaia Sestri Ponente alla Boccadasse pettinata dalla brezza marina. Aldilà dei cliché, è una nuova apertura che, giustamente, ha fatto parlare. Uno dei migliori chef della piazza genovese approda sulla più bella terrazza della città: quella del Capo Santa Chiara. Un luogo incantevole – in questi giorni d’afa tremenda, è un miracolo poter cenare con la brezza e il fresco che sale dal mare – ma anche un locale dove, prima di Collami, han tutti fallito, schiacciati da affitti troppo onerosi.
Partiamo dal contesto. Perfetto. All’ingresso, la cucina a vista, dietro ampia vetrata. Nella sala, colori tenui e apparecchiatura curata. Dalla terrazza, la vista sul borgo, il mare a due passi, la chiesa di Sant’Antonio illuminata nella sera. Per gli innamorati in cerca della serata da ricordare, ci sono due tavoli “privée”: il primo all’esterno, praticamente a pelo d’acqua, intimo e nascosto (il menu per la coppia, accompagnato da bollicine, vien via a 150 euro, e 25 euro finiscono in beneficenza). Il secondo all’interno: un antro di roccia, che par di stare nella cabina di una nave.
La cucina, almeno per ora, non si arrampica verso vette gourmet, ma offre piuttosto piatti più classici, di sicure materie prime. Il manico è sempre quello di Luca Collami, e anche se inventiva e ardore sono tenuti a freno, si va sul sicuro con cotture calibrate e accostamenti precisi.
C’è un vantaggioso menu di 5 portate a 38 euro (50 con abbinamento vini) a discrezione dello chef. Oppure, né carne né pesce a 40, il Tradizione a 45, il menu di lavoro a 25, il menu bambini a 15.
La carta riprende in parte quella del vecchio Baldin, ma si semplifica. Il cappon magro, ad esempio, c’è: non più scomposto e monumentale, ma ricomposto e tradizionale. Tra gli antipasti, ci sono anche le mitiche variazioni dal crudo al cotto (a 48 euro), come anche la voglia di griglia (capasanta, calamaro e gamberi) di perfetta cottura e le triglie laccate al miele su crema di mandorle e zenzero e insalatina di pesche e sedano. Primi classici: le mezze maniche trafilate al bronzo con frutti di mare sono gustose, ma non vanno a incastrarsi nella galleria dei piatti indimenticabili. A fianco, taglierini neri polpa bianca olive taggiasche e profumo di maggiorana e stracci al pesto.
Tra i secondi, baccalà cotto a bassa temperatura, pescatrice in porchetta, novellame rosticciato su guazzetto di pomodoro, ma anche un fritto in padella o un pesce alla ligure, prima di concludere con un buon dolce, come il tiramisù scomposto ghiacciato.
In sala, Barbara Pisano è presenza solare e competente, anche nella scelta della valida carta dei vini. Con lei, Luigi Vagliani. Alla carta, per 4 piatti, si spendono circa 65 euro.
Per innamorarsi di Genova, è la sosta perfetta. E magari da ottobre, rodata la macchina, preso più coraggio in cucina (anche perché dovrebbe subentrare come secondo il bravo Matteo Badaracco), sarà ancora più piacevole (ri)trovare nuova ambizione nei piatti.
NB: In autunno al posto del vecchio Baldin di Sestri Ponente, aprirà L’oca ubriaca: un locale informale con proposte street food di qualità, buone birre e scontrino medio sui 20 euro.