Baccicin du Caru, Mele

da | Ago 14, 2015

Ci sono posti dove merita andare anche per un solo piatto. Baccicin du Caru, lungo la provinciale del Turchino, a metà strada tra il Passo e l’abitato di Mele, è uno di questi. Il piatto, sono gli gnocchi di patate Quarantine col pesto preparato al mortaio. Quando si chiedono a Gianni Bruzzone, il titolare, oste di quarta generazione, i segreti per un pesto perfetto, lui comincia a raccontare, a raccontare, mostrando il suo imponente mortaio di marmo consumato e quel pestello consunto che tanto ha pestato. Ha le sue teorie, sul perché il basilico di Pra’ sia il più buono del mondo (questione di falde acquifere, anche). Sa esattamente quanto devono essere grandi le foglioline verdi, e come trattarle per estrarne tutti gli afrori. Il risultato è un pesto saporoso ma equilibrato, che si sposa alla perfezione con lo gnocco della giusta consistenza e corretta cottura.

Ma non ci si può fermare soltanto a questo piatto. Sarebbe ingeneroso. Perché in questo locale un po’ angusto, dall’esterno anonimo (una piccola insegna, in curva, senza parcheggio) si trova ogni volta la giusta soddisfazione grazie a piatti esemplari che richiamano qui frotte di clienti habituée.

Il menu cambia poco, che sia estate e inverno. L’antipasto misto proporrà sempre il piatto di salumi (testa in cassetta, galantina, salame) e qualche torta salata (pasqualina o torta baciocca, per esempio), con l’aggiunta di una proposta stagionale: in primavera, il flan di micci, che è una varietà di cavolo di cui si usa la radice. Tra i primi, oltre gli gnocchi, non mancano mai didascalici ravioli al sugo di carne, né i taglierini al sugo di funghi. Poi, tra i secondi, spicca un esemplare coniglio alla ligure, il buon asado di fassone piemontese al forno, le inappuntabili trippe accomodate alla genovese o ancora l’agnello, in casseruola o fritto, a seconda del piacere del cliente.

Son piatti della domenica, che raccontano della cucina genovese d’entroterra, che dialoga stretto con il vicino Piemonte.

Si chiude con burrosi canestrelli con coppa di Moscato d’Asti, il duetto di semifreddo al torrone e all’amaretto o un nostalgico gelato alla nocciola con il Ratafià, e la mente vola subito a quella Ratafià di Paolo Conte che mescola futurismo, africa e Sudamerica…

grut-grut-grut, pot-pot-pot, cling-cling-cling…
è un traffico africano,
zum-zum-zum-zum, zum-zum-zum-zum
solo lui, paradis, sa cos’è
un clacson peruviano…
zum-zum-zum-zum, zum-zum-zum-zum
pensa a me, pensa a me, pensa a me che non so cosa fare,
il cinema è un gaucho seduto al caffè…

Da antipasto a dolce fanno poco più di 25 euro. E si beve assai bene, perché la cantina è di grande competenza, e annovera molto Piemonte, ma anche vini del resto d’Italia e d’Europa (Francia, Spagna, Portogallo) con particolare attenzione ai vini naturali.

Posti così, che la divinità delle tavole imbandite li conservi a lungo…

Baccicin du Caru

indirizzo: via Fado, 115 – Mele
telefono: 010 631804
sito: www.osteriabaccicin.it

Autore

Alessandro Ricci

Sotto i 40 (anni), sopra i 90 (kg), 3 figlie da scarrozzare. Si occupa di enogastronomia su carta e web. Genoano all’anagrafe, nel sangue scorrono 7/10 di Liguria, 2/10 di Piemonte e 1/10 di Toscana. Ha nella barbera il suo vino prediletto e come ultima bevuta della vita un Hemingway da Bolla.

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