Quattro consigli per districarsi a Venezia

da | Gen 25, 2012

Conto i frammenti conficcati nel cervello dei tre giorni veneziani a cavallo dell’Epifania. Mi ricordano di una città vivibile, snellita della calca maxima dei periodi più turistici, disegnata da una luce fine e schietta che più tagliente non si può. Ricordo la struggenza della Giudecca; lo skyline inciso nel tramonto, come una lastra d’ardesia, come uno sbuffo di henné, che ti si apre d’innanzi lasciando San Marco alle spalle; i turisti trascinati tra calle e campi dall’estro delle mappe virtuali di smartphone e tablet. E Teresa, ovviamente, con la sua grazia leggera dodici chili, trasportata (quasi) ininterrottamente in spalletta per tre giorni. E poi c’è il cibo. Posti turistici affastellati su posti turistici, e il mercato di Rialto. Menu tipici schierati attorno a fallaci meridiani del gusto, e bacari e cicheterie con l’anima compresa. Ristorantoni dal conto a tre cifre, e bar che ti restano lì, sul gozzo, come una spina di pesce.

Ecco quattro consigli (più uno): arrivano da sparsi appunti, provati sul campo, meritevoli di amplificazione.

• La trattoria: La Bitta

La prima segnalazione la pesco dalle Osterie d’Italia di Slow Food. Nel quartiere di Dorsoduro, in calle Lunga San Barnaba, un ambiente caldo e piatti di sola carne. Qui si sta bene, messi a proprio agio da un servizio molto flessibile, attento alle esigenze di adulti e bambini. Sedie spaiate di legno, il bancone all’ingresso, la lavagnetta col menu che gira tra i tavoli. Passa un amen, ed ecco la porchetta trevisana con salsa al rafano. Poi, crema di zucca con aceto balsamico o tagliatelle con ragù di carne, dove risalta l’aroma delle spezie (cannella e chiodi di garofano) e un parco uso del sale. Tra i secondi, l’ossobuco in tecia, accompagnato da polenta, è morbido, abbondante, godurioso. La selezione dei formaggi (in sequenza, Bosina, Montebore, Monte Veronese, Formadi Frant e gorgonzola) è interessante. A concludere, la torta di cioccolato fondente senza farina è davvero buona (meglio della torta nocciola e cioccolato). Se venite d’estate, c’è anche il dehors. Il conto alla fine sballa di qualche euro, ma siamo a Venezia, e facciamocene una ragione.

Calle Lunga de San Barnaba, 2753a • tel. 0415230531
prezzo medio (quattro piatti): euro 45

• La Gastronomia di pesce: Pronto Pesce

Il posto è strategico: il mercato di Rialto davanti, il famoso ponte sul Canal Grande ad un centinaio di metri. Cercando consiglio via twitter, @farmaciaserrage mi risponde citandomi questa gastronomia d’asporto con pochissimi tavoli (tre) per consumare in loco. Quando prenoto, a metà mattinata, mi dicono che alle 13 c’è il risotto di pesce. Meraviglioso! Esclamo. E il pranzo non delude. Da bis la brioche salata con spada affumicato mascarpone e pomodorini e quella con tonno affumicato senape e salsa di carciofi. E non ammosciano le aspettative né il risotto di pesce (8 euro il piatto) né il cous cous di pesce. Non mancano baccalà mantecato, pesce al forno, sarde fritte, proposte sfiziose come la capasanta con sesamo e pan grattato o le cipolline con acciughina. Il sabato, prima di pranzo, spazio a ostriche e scampi crudi. Segnatevelo!

San Polo, 319 • tel. 0418220298 • www.prontopesce.it
prezzo medio: euro 15-20

• La Cicheteria: Osteria alla Ciurma

Non lontano da Pronto Pesce, ecco una cicheteria con tutti i crismi. Ambiente caldo (arredato come l’interno di una nave) e affollato, assaggi in piedi, un bancone ricco di proposte. La dritta arriva da Dissapore, e la faccio mia volentieri. Dopo essersi assicurati un bicchiere di vino (diverse proposte al bicchiere, dal Veneto e non solo) bisogna lasciarsi attrarre dai piattini serviti. Tra gli assaggi migliori: il baccalà mantecato, perfetto (il segreto? chiedo – forza di braccia, rispondono), le polpette, la fetta di salamino sul panino, le sarde fritte. E poi, mini-panini con salumi e formaggi, pasta pasticciata al forno e stuzzichini vari. Il posto giusto per un pranzo o un aperitivo. E alla fine si esce con una domanda irrisolta: perché i bacari non ci sono in tutto il mondo?

San Polo 406 – Calle Galeazza • tel. 3406863561
prezzo medio: euro 15

• Il ristorante Kosher: Gam Gam Ristorante

Il Ghetto veneziano ha storia antica, è uno dei più importanti d’Europa. Questo ristorante lo scovo in una ricerca su internet. Al primo tentativo devo passare, visto che è tutto pieno. Prenoto, allora, per la sera successiva. Il pezzo forte, lo dicono subito i solerti camerieri, è l’antipasto misto: due felafel, poi verdure cotte e crude (fagiolini cotti, finocchi crudi,  ceci con sedano e ceci con peperoni) accompagnate da quattro salse: alle melanzane, all’uovo, hummus e piccante (peperoncino verde). Ma ancor meglio sono la moussaka (melanzana affumicata in salsa di pomodoro con ceci) e i carciofi fritti con salsa tahina. Ci si potrebbe fermare qui, perché l’antipasto è ricco ed è la miglior portata. Proviamo ancora il discreto schnitzel di pollo e il kebab. I dolcetti ebraici sono buoni, accompagnati dal tè della casa fatto con un’infusione di zenzero, menta e cannella. Il conto, alla fine, è un po’ alto, ma si possono spendere anche 20 euro a testa.

Sestiere Cannaregio 1122 • tel. 0415231495
prezzo medio: euro 35

Autore

Alessandro Ricci

Sotto i 40 (anni), sopra i 90 (kg), 3 figlie da scarrozzare. Si occupa di enogastronomia su carta e web. Genoano all’anagrafe, nel sangue scorrono 7/10 di Liguria, 2/10 di Piemonte e 1/10 di Toscana. Ha nella barbera il suo vino prediletto e come ultima bevuta della vita un Hemingway da Bolla.

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