L’Estonia in tavola (e nel bicchiere)

da | Ago 25, 2011

Sono andato a dare un’occhiata a Tallinn, capitale della Repubblica estone, per vedere l’effetto che fa. Ma soprattutto, per vedere che sse magna e sse beve. Dopo qualche chiosco di street food dove l’hamburger la fa da padrone, catene fast e ristoranti di ogni foggia e paese, faccio la domanda clou: dov’è che posso mangiare cucina originale estone? Sguardo stranito, risposta: “mmmm, mah non è che qui ce ne siano molti, anzi. E poi la cucina estone, insomma…”. Si tratta si di una cucina semplice, è vero, a base di pane, maiale e pancetta, ma mica son venuto qui a mangiare taglierini…

Ciò che mi stupisce subito invece è un’altra cosa: il digital divide tra noi e gli estoni è scioccante. Il wi fi gratuito è onnipresente, una specie di alone ininterrotto di rete con libero accesso. Alberghi, ostelli, piazze, giardini, vie, strade, negozi. «È una questione di cultura, di servizio e anche un valore aggiunto per i locali», mi dicono quando chiedo stupito come mai di tutta questa prodigalità.  Insomma, dove vai vai, ti attacchi. Non a caso l’inventore di Skype è estone. C’è una certa passione per il bene comune qui. Non male.

Ecco alcune immagini di questo viaggio. Nessuna velleità di essere esaustivi, ovviamente.

Birra
La birra è buona e cheap, come succede spesso nei paesi continentali. La pils poco frizzante e a bassa gradazione, si beve a tutte le ore del giorno e della notte. Iniziato con la lettone Zelta all’aeroporto di Riga, aspettando la coincidenza per Tallinn, e proseguito con la estone Saku, qui accompagnata da un piatto di Varenyky ucraini, sorta di ravioli  ripieni di formaggio, ordinati nel ristorante Kumanets nel centro storico della città. Molto gettonata anche un’altra birra locale, la A.Le Coq.
La birra, insieme a vodka e Vana Tallinn, il liquore tipico della zona, sono i protagonisti del bicchiere qui.

La teoria della zuppa
Prima o poi ne farò un pensiero più articolato e pregnate. Per ora la teoria è: la zuppa non tradisce mai, in qualsiasi posto del mondo tu ti trovi. E l’Estonia non è un’eccezione. Bollita, ribollita, sbobba, sapida e dolce, di verdura e di carne, la zuppa è secondo me il trait d’union della cucina globale, altro che l’hamburger. Non a caso nella piazza centrale di Tallinn c’è un locale, l’Olde Hansa, di chiara ispirazione medievale, che spaccia una birra nel coccio, una zuppa (foto in basso a destra) e una mezz’oretta di pennica sulla branda di juta alla bellezza di 3 euro. Va bè, è il marketing baby…
Citazione di merito per il borscht, minestra di barbabietola e formaggio di origjne russa, una verà bonta. Ne trovate due versioni, una più rustica in basso a sinistra – buonissima – mangiata al ristorante Porgu, e una più chic al centro.

Street food: il regno della salsa
Di chioschetti dove si vendono sigarette e hambuger è pieno. Prezzo medio 2.50 per un panozzo che non si riesce manco a tenere in mano. La carne ha un sapore niente male. Peccato che la regina incontrastata della cucina portatile estone sia la salsetta. Maionese, tartara, rosina, giallina. Non si sa neanche bene cosa sia, ma cola alla grande mentre cerchi di addentare il tuo hamburger. E son bestemmie…

Italia all’estero
Anche il capitolo “come viene vista l’Italia all’estero”, riserva qualche sopresa curiosa, soprattutto  al supermercato: come il kit pastapronta, una confezione che comprende un pacco di pasta e relativa salsa. All in one, per non sbagliarsi. Tanto poi ci fanno l’aggiunta di ketchup lo stesso. Il design raggiunge vette inenarrabili, con questa immagine di Pinot Grigio ‘sparkling’ d’avanguardia. Stica. Ultimo ma non ultimo un vermouth dal nome inequivocabile  – Italiana – che producono nientemeno che in Lituania.


Mal di caffè
Capitolo dolente: il caffè. Lo so, è quasi da cerebrolesi pretendere un cazzo di caffè come si deve fuori dalla propria casa. Uno tende a dire, ma chi te lo fà fare. E ha ragione. Ma io non ce la faccio ancora a ragionare senza un po’ di caffeina, e sono pronto a qualsiasi pazzia per un espresso (o millantato tale) purché me lo diano. Così il budget del tour se n’è andato quasi tutto tra tazzine di acque sporche e spremute di caffè a cifre astronomiche. «Quattro euro un espresso, abbia pazienza, anche se è Illy e siamo sul Baltico, mi sembra tantino», dico. «Ma mi ha detto doppio», dice lei. «Allora ok», dico. Pago ed esco convinto di aver bevuto 4 caffè buonissimi tutti insieme.

Autore

Daniele Miggino

Lavora sul web sotto diverse spoglie da svariati anni. Mezzo piemontese e mezzo lucano, è nato a Genova. Nella sua stirpe si trovano contadini e zii d’America, osti e viaggiatori. Sarà per questo che è uscito fuori così.

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