“Mamma li turchi”, i kebab invadono i centri storici delle città e ogni tanto c’è qualche sindaco pronto a metterci una pezza.
E’ successo a Bergamo una settimana fa, quando approvando la norma regionale attraverso cui si possono porre vincoli all’apertura di nuovi esercizi commerciali, si è vietato l’apertura di nuovi locali etnici nel centro storico. A onor di cronaca la delibera, legittima, vietava anche i fast food e i sexi shop nell’idea di preservare il decoro e la tipicità del centro storico. Ridicola invece la banalizzazione fatta da certa stampa e certa politica, che in questo ha visto una lotta all’invasione dello straniero. Ma come stanno veramente le cose? Per capirlo basta leggere il rapporto Fipe sulla ristorazione del luglio 2011. Le imprese straniere censite in Italia sono ben 38 mila, più del 12% del totale e di queste un terzo concentrato nel nord est, roccaforte padana. Se a questi aggiungiamo la manovalanza straniera, dagli chef ai pizzaioli sino ai lavapiatti, il numero di immigrati impiegati in cucina supera di gran lunga qualunque previsione.
La Turchia è a un passo dall’ingresso in Europa, pronta con i suoi 80 milioni di abitanti a stravolgere le carte della politica continentale; in molte capitali europee – penso a Parigi – i ristoranti etnici fanno parte del tessuto storico della città: chi mai si sognerebbe di togliere i ristoranti libanesi nella Ville lumière? Qui invece fa ancora notizia il permesso o meno di aprire kebab in centro.
Due anni fa, a Golosaria, ho incontrato un ragazzo di Torino, Demir, che fa un kebab eccezionale con carne certificata, che ha aperto due punti vendita, lavorando 15 ore al giorno e avrebbe da insegnare a tanti imprenditori del food nostrani. La politica fa ancora guerre tra cibi etnici e polenta (ma anche tra polenta e coda alla vaccinara a ben vedere), senza capire che la realtà è già cambiata e la nottola di Minerva vola alta sulle nostre teste. Ben più lungimirante la Fipe che con la sua Associazione di imprenditori stranieri cerca di far passare alcuni valori fondamentali di gusto e di mercato da cui nessun imprenditore dovrebbe prescindere. Che sia polenta, riso alla cantonese o kebab. “Mamma li turchi!”