Gardaland: alla Locanda del Corsaro Nero

da | Gen 14, 2012

“Ogni punto ristoro ha il suo menu fisso, a 8 euro”.
L’errata informazione mi arriva nell’unica coda della giornata, per il Volaplano.
3 gennaio 2012, Teresa dal profondo dei suoi tre anni scarsi accompagna me e Linda al divertimentificio fantastico del Magic Winter Gardaland.
E allora, andando verso la nave dei pirati, quando ci ricordiamo di avere fame, entriamo senza dubbi nella Locanda del Corsaro Nero.

margin-top: 5 px; margin-left: 5 px; margin-bottom: 5 px; Dentro, corde, ponti e alberi maestri, bende nere e cameriere in tono, che ti aspetteresti di vederne qualcuna con la gamba di legno, e magari al tavolo qualche pirata ubriacone seduto su una cassa di gin. Invece: pirati nani tra i 5 e 14 anni, rigorosamente accompagnati da maggiorenni responsabili, qualche banda di ragazzi borderline, coppie di adulti chiaramente fuori posto in quanto prive di accompagnatore minorenne. E spirito natalizio insufflato con irruenza dalle bocche frementi del riscaldamento.

All’arrivo dello sgargiante menu scopro che no, i prezzi non sono democraticamente calmierati a 8 euro e che noi siamo capitati nel ristorante più caro del regno. Ma ormai siamo seduti e Teresa già sbocconcella il suo pezzo di pane: les jeux sont faits.
Gli antipasti oscillano sui 7 euro, così come i primi, per i secondi si arriva a 10-12 euro e col dolce (e acqua e coperto) è facile superare i 35 euro a testa. C’è pure la carta dei vini, con una trentina di etichette venete. E il menu del Corsarino, a 12 euro, pensato per i bimbi (le grammature sono ridotte, tengono a sottolineare): cotoletta di pollo con letterine fritte di patata, Coca Cola e due palline di gelato (fior di panna e cacao).

Noi scegliamo una formula di galleggiamento, perchè lasciarci 75 euro mi pare troppo: solo un primo a testa. Teresa scivola via con le penne del Capitan Drake: pennette al ragu di carne, private dalla nota di funghi vergata sul menu. Linda la salutista si affida alla zuppa di fagioli con crostoni di pane toscano (zuppa della Taverna). Io opto per il primo “gourmet”, i maccheroncini della Filibusta, conditi con salsa casereccia di radicchio rosso di Verona, speck e noci.
Il servizio è celere, sintomo, come previsto, di una cucina non espressa. I piatti si lasciano mangiare. Nel mio, purtroppo, manca totalmente la nota amara che avrebbe dovuto portare il radicchio, ma pazienza.
Con acqua (2,90 euro) e coperto (2 euro) paghiamo 30 euro e usciamo.

A cento metri c’è il Covo dei Bucanieri, molto fast, molto fat, e l’idea di un hamburger ci lascia la voglia. Perché a Gardaland, niente da fare, meglio coccolare le papille con del porco junk food.

Autore

Alessandro Ricci

Sotto i 40 (anni), sopra i 90 (kg), 3 figlie da scarrozzare. Si occupa di enogastronomia su carta e web. Genoano all’anagrafe, nel sangue scorrono 7/10 di Liguria, 2/10 di Piemonte e 1/10 di Toscana. Ha nella barbera il suo vino prediletto e come ultima bevuta della vita un Hemingway da Bolla.

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