Iron-Man brassicolo in Baviera

da | Ago 25, 2014

AndechsHo riflettuto parecchio sull’introduzione migliore a queste righe, poi ho pensato che la sincerità fosse il modo migliore per iniziare. Ecco quindi la mia confessione: quest’estate sono andato per birre in Baviera.
Non che bere sia stato il mio solo e unico obiettivo, però mentirei se non ammettessi che è stata l’attività principale a cui anelavo sin dall’inizio del viaggio. Altrettanto onestamente devo rivelare che sono tornato in Italia con una gastrite cosmica, raffreddore, febbre e tosse. Che ci sia da ridere già lo so, però mi piace pensare che la franchezza sulla consunzione del mio organismo possa restituire l’estrema misura del tour, un iron-man birrario per veri uomini d’acciaio.
Da cui ovviamente sono uscito sconfitto (ma probabilmente sono io ad essere una pippa).

Ho provato a degustare birra in ogni singola località raggiunta, ma ahimè non ce l’ho fatta e nelle ultime 24 ore, mestamente, sono tornato all’acqua. A mia parziale scusante c’è il fatto che la cultura brassicola bavarese affonda talmente nella storia, che è impensabile conoscerla in soli 10 giorni. E il mondo della birra artigianale, poi, benché meno popolare, ovviamente esiste anche in Germania. Pertanto queste righe non hanno né la presunzione di essere un reportage esaustivo sul mondo birrario bavarese, né una road-map brassicola per addetti ai lavori, né tanto meno un diario di viaggio. Ecco, dato che vanno di moda, prendetelo per un elenco, una serie di appunti personali sulle mie migliori bevute.

Punto di partenza e arrivo è stato Monaco di Baviera.
Quindi inizierò da qui, da quella che il resto di Germania chiama “la città più nord dell’Italia”. Da dove cominciare? Beh, sarà pure inflazionato, turistico e affollato, ma l’HB merita sempre un boccale. C’è un casino incredibile, un caldo fotonico, ma posso assicurare che ne vale comunque la pena: con la banda all’interno che suona musica bavarese c’è un’atmosfera tutta da vivere e respirare.
Se poi avete culo, come capitato a me al vicino Augustiner di Neuhauser Straße, potrete anche trovarci tedeschi ubriachi che intonano cori per per un addio al celibato con tanto di lederhosen e carretto per le birre. DunkenHell e Bock: taglio minimo, mezzo litro: fantastico.
Se invece soffrite il caldo, e fidatevi fa caldo, il biergarten nell’Englischer Garten è perfetto: in mezzo al verde, con tanto di fiume artificiale, comprese le onde che fanno la gioia dei surfisti di città (ecco il video per rendere l’idea), e la pagoda cinese di fine ’700: oltre settemila posti all’aperto, birra a fiumi e cucina bavarese. Perfetto in estate.
Finora ho scritto di locali, meno di birre. Recupero immediatamente: la miglior birra che ho bevuto in città è la Schneider Weisse di Schneider & Sohn al Weisses Bräuhaus di Maderbraustraße.

A questo punto, però, sono costretto ad aprire una parentesi momentanea, lasciare Monaco e salire più a nord verso Norimberga. Più precisamente a Kelheim, dove si trova il birrificio della Schneider & Son. Consiglio assolutamente di andarci: primo perché la birra è da urlo, secondo perché lì vicino c’è l’abbazia di Weltenburg e terzo perché l’autostrada costeggia chilometri di colline coltivate a luppoleti. Ma andiamo con ordine.
Le birre di Schneider sono tutte buone. La mia preferita rimane la Mein Hopfenweisse: una weissbier molto luppolata con un buon corpo alcolico (8,2 %), profumi fruttati e floreali, quasi tannica in bocca. È talmente buona che descriverla a parole non ha senso: unisce profumi e sapori delle weizen (cannella, panforte, chiodi di garofano) a quelli delle IPA (agrumi, mango, banana). E per dimostrare che non sono pazzo su Ratebeer gli han dato 99 su 100. Ma anche il resto della gamma è eccezionale: la Leicht è una weissbier leggera e beverina, la Mein Grünes  è un po’ più alcolica con una punta di luppolatura in più, mentre la Aventinus Eisbock è una birra sublime, con note di bruciato al naso e un bel corpo di malto.

Insomma, si iniziano ad intuire le cause della gastrite?

Dicevo di Weltenburg, si trova a meno di 10 km da Kelheim e oltre ad essere un posto bellissimo che sorge su ansa del Danubio, è sede dell’omonima abbazia. Prati, boschi e strettoie rocciose, ma anche il più antico birrificio conventuale del mondo, dove la birra si produce seguendo la ricetta originale stilata dai monaci nel 1058. Il cavallo di battaglia è la Barock Dunkel, con cui ho fatto colazione alle 11 di mattina: una buona scura con note di caramello e caffè. Gradevole anche la Anno 1050 che lascia la bocca velatamente luppolata. Mentre sulla Asam Bock, confesso la mia colpa: mi sono dato tregua.
Tornando verso Monaco, anzi procedendo a sud verso la zona dei laghi, c’è Andechs, paesino sopra il lago di Ammer e guarda caso sede dell’omonima abbazia. Qui i frati benedettini fanno la stessa birra dalla metà del ‘400. La Weissbier Hell è buo-nis-si-ma: color miele che invita al boccale a prima vista, schiuma cremosa, aromi caratteristici come banana e melone e gusto fruttato con note di miele e chiodi di garofano. Devo aggiungere altro? Ah sì, ho assaggiato anche la Doppelbock Dunkel: color rame scuro con sfumature rosso fuoco, aroma tostato con note di frutta secca e caramello, gusto potente e maltato con accenti di cacao e amaro. Anche qui viaggiamo sui 99/100.

Ma la Mecca dei mio iron-man brassicolo è stata sicuramente Bamberga, città bellissima dell’alta Franconia (land di Baviera), che sorge sul fiume Regnitz. Dopo aver parcheggiato, fatto check in e posato i bagagli, l’equazione che mi frullava in testa era una sola: Bamberga=Rauchbier=Schlenkerla.
Sto parlando di birra affumicata e pare addirittura che non tutti i bavaresi la conoscano. Non starò a magnificare la bontà della Marzen, dirò solo di berla (si trova tranquillamente anche in Italia). Ma se vi trovaste mai da queste parti segnatevi l’indirizzo, Dominikanerstraße 6: nella taverna Schlenkerla la birra costa 2,60 euro a boccale, è un’esperienza gustativa indimenticabile e viene spillata a caduta da una botte di quercia. Dopo la bevuta, lasciare la locanda mi ha procurato un tuffo al cuore.
In città anche Spezial Keller produce Rauchbier e impugnare boccali nel biergarten di Sternwartstraße, con i tetti di Bamberga all’orizzonte e il verde a fianco, ripaga della salita fino al locale. La birra è gradevole, ma rispetto alla Schlenkerla l’affumicatura è più lieve. Infine, l’ultima bandierina l’ho piantata alla Mahrs Bräu, ottima cucina e buona anche la U, che sta per Ungespundet: una lager ben bilanciata, fresca e molto beverina. Riguardo alle lager, però, quella che mi ha garbato maggiormente è stata la Ankerbräu di Nördlingen: colore paglierino, aromi secchi e taglienti e una bocca speziata con retrogusto di liquirizia. Davvero una sorpresa.

Concluderei con le birre artigianali. Non ne ho bevute molte, anche perché trovarle è molto più complesso che in Italia. Il movimento si sta diffondendo anche in Baviera, ma per ovvie ragioni storico-culturali, incontra più resistenza. Ne ho acquistate una mezza dozzina, principalmente di Crew Repubblic, birrificio molto luppolato a 100 km da Monaco, che si ispira agli stili anglosassoni, e del birrificio Bräu Kunst Keller, di cui ho preso l’intera gamma: Amarsi IpaLaguna IpaMandarina Ipa e la Pale Ale.

Infine, se per caso vi steste chiedendo come sto, vorrei tranquillizzarvi: quando giocavo a pallone ero portiere, quindi posseggo un alto spirito drammatico. Senza contare che il mio 1/4 di sangue calabro mi porta a caricare un po’ le situazioni.
Comunque sono totalmente ristabilito e pronto ad un altro giro di giostra. O di luppolo. Prosit!

Autore

Francesco Pedemonte

Genoano, appassionato di birra artigianale e sport, è uno dei padri fondatori del blog sportivo Pagina2cento. Ultimamente gli è presa la fissa di mettersi a correre e di pettinarsi come un giovane, ma gli vogliamo bene uguale

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