Gualtiero Marchesi progetta panini per McDonald’s.
Questa la notizia che da venerdì rimbalza soprattutto su internet, mentre la carta stampata critica sembra stranamente latitante se si eccettuano alcuni casi (come ha scritto anche Carlo Cambi su Libero di sabato). Sulla vicenda abbiamo taciuto anche noi fino ad ora. Perché è fin troppo facile criticare; perché si sa che anche i cuochi subiscono l’attrazione forte del business; perché sparare sempre su McDò è un po’ come ricalcare il vecchio teatrino di Cappuccetto Rosso e del Lupo Cattivo.
Però c’è un fatto emblematico: la multinazionale ha dato alle stampe una pagina pubblicitaria che recitava: “Slow e fast non sono mai andati così d’accordo“, giocando sui nomi (Adagio e Vivace) dei due panini firmati Marchesi. Quello che è più interessante, lasciando da parte Marchesi e le sue scelte, è proprio l’atteggiamento del colosso del fast food. Prima le insalate, poi le tabelle nutrizionali. Da qui si è passati all’introduzione di McItaly con prodotti italiani per arrivare ai panini firmati dal decano dei cuochi di casa nostra. Oggi chi entra nei McDonald’s di recente ristrutturazione si trova davanti a un ambiente personalizzato (e localizzato), dove campeggiano i consigli alimentari, le garanzie sulla filiera e sull’utilizzo di prodotti di qualità.
E’ solo abile strategia di marketing o c’è dell’altro? Se ci trovassimo di fronte a un passo indietro del colosso? Se Davide avesse fatto uno sgambetto a Golia? Il McDonald’s che introduce Parmigiano e olive ascolane. Certo, è lecito avere timori, pensare a un inserimento della multinazionale in campi non propri. Ma se invece anche McDonald’s, per una ragione di immagine e business, avesse dovuto almeno in parte cedere?
Il gusto standardizzato, almeno a livello mondiale, si è dimostrato un fallimento: i panini Usa non possono trasportarsi tout court in Italia, come si era pensato qualche decennio fa, così come non è più attuale il locale standard degli inizi. Anche McDò deve italianizzarsi, parlare un linguaggio comune. E l’utilizzo di prodotti italiani, magari anche certificati, non significa forse che questo linguaggio è entrato nel lessico quotidiano? Che la battaglia degli ultimi anni ha portato i suoi frutti? Certo Golia rimane Golia, ma Davide sicuramente non è più il ragazzino sbarbato di un tempo.
……….." dove campeggiano i consigli alimentari, le garanzie sulla filiera e sull’utilizzo di prodotti di qualità"
Il Giorno che McDO' utilizzerà prodotti di qualità sarà la fine per tutti!!!
Mcdò non potrà mai essere un fast food, in stile "buono, pulito e giusto" perchè come ben voi sapete " Slow e fast non sono mai andati così d’accordo“
slow e fast NON SONO MAI ANDATI D' ACCORDO
Sono d'accordo. Slow e fast non vanno e non andranno mai d'accordo. Però Fabio fa una giusta analisi: probabilmente Mcdò ha capito che in questo momento c'è più attenzione per certi aspetti dell'alimentazione, e che se vuole mantenersi una posizione dominante deve comunque dimostrare di fare attenzione a questi aspetti, che implicano anche un maggior rapporto con il territorio (è l'italianizzazione di cui scrive fabio). Certo, dal dimostrare a parole ai fatti c'è di mezzo il mare. E' comunque un segnale: un tempo a Mcdò bastava imporre la sua filosofia "ammericana", oggi deve scendere a patti con il consumatore. Anche se solo a livello di marketing, probabilmente.