Post Vinitaly – Se le trovate in giro, assaggiatele…

da | Apr 14, 2011

Riconoscete il personaggio nella foto? E’ Roy Paci, alle prese con una piccantissima ‘nduja. Lo abbiamo incontrato al termine del nostro Vinitaly. Osservate bene i suoi occhi spalancati di sorpresa. E’ uno sguardo che conosciamo bene, che abbiamo replicato ad ogni assaggio indelebile che ci ha costretto a strabuzzare gli occhi. Racchiudiamo in questo post i nostri (miei e di Giulio) assaggi. Più che vere note di degustazione, un taccuino di sensazioni impresse, in rigoroso ordine cronologico.
Con una precisazione. Un bicchiere, quando lo assaggi assieme al produttore (ancor più in cantina, che è la sua vera casa) cessa di essere solo un bicchiere. Diventa un percorso, come ha detto Giulio. Un percorso frutto di un uomo, più spesso di una famiglia, che ha chiesto benevolenza per un intero anno alla natura, e poi ha atteso con pazienza il tempo del vino, prima della sua maturazione. E il sorso diventa di suo più vivido e intenso.

Siamo partiti da il Mosnel, da una quaterna di vini: il Franciacorta Pas Dosé (60% Chardonnay, 30% Pinot Bianco, 10% Pinot Nero), il Franciacorta Parosé (70% Pinot Nero, 30% Chardonnay), il Franciacorta millesimato EBB (100% Chardonnay), e il Franciacorta Riserva QdE 2004 (Chardonnay – Pinot Nero – Pinot Bianco), stillato da una magnifica Jéroboam. Sono quattro ottimi metodo classico, molto eleganti, poco lascivi, di grande acidità. Quel che colpisce, soprattutto nell’EBB e nel QdE, è la trama splendida del perlage, che in bocca diventa avvolgente, fine, stimolante: per noi, il paradigma di una bollicina comme il faut. Il QdE, più degli altri, ha profumi intensi, complessi, di frutta secca e lieviti. C’è solo da giocare con gli abbinamenti, e anche i più arditi potrebbero regalare belle sorprese.
In Veneto, da Malibràn, ci siamo beati per un poker di Valdobbiadene DOCG assolutamente piacevoli (Favrel Cinquegrammi, il Millesimato Dry, il Ruio Brut e il Sottoriva, frizzante secco rifermentato naturalmente in bottiglia). Dei quattro, la nostra preferenza va al Favrel Cinquegrammi Brut e al Millesimato, due vini distanti tra loro: il primo, con bassissimo residuo zuccherino (5 grammi per litro, appunto), è un bicchiere che non si combina con un semplice aperitivo, ma è da provare a tutto pasto; il secondo, invece, dai profumi fruttati molto suadenti ed eleganti, e da un sorso dolce che non risulta però stucchevole, è invece perfetto da abbinare a pasticceria secca.

Sempre in Veneto, ecco Bele Casél, dove abbiamo incontrato Antonio Tomacelli. Con lui abbiamo assaggiato quattro Prosecco, declinati in Brut, Extra Dry, Millesimato e Colfòndo. E proprio quest’ultimo è il vino che ci ha strappato un oh! di ammirazione, squassando per sempre l’idea che avevamo in precedenza di questa tipologia di vino. Un vino con una grande anima, è questo: un’anima che si presenta al naso profumata di agrumi, sentori di erba, in fondo minerale. In bocca, invece, si sentono i lieviti, sì, ma seppur preparati alla mancanza di zuccheri, ci si stupisce per quelle note piacevolmente amare, che invitano al secondo (e al terzo) bicchiere. Concordiamo con Tomacelli: da provare con una buona pizza margherita.
Giulio bramava un buon Verdicchio e allora, guidati da una recenza di Alessandro Morichetti su Intravino, siamo andati alla ricerca della Fattoria San Lorenzo. Che bei vini! Siamo partiti dal Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico “Vigna di Gino” 2010, ancora troppo giovane, e poi l’eccellente “Vigna delle Oche” 2007, col suo profumo di fiori (camomilla) e macchia mediterranea e un sorso lungo di mandorla smaltato. Ma che dire del San Lorenzo 1998, un verdicchio 100% affinato 120 mesi (!) in botti di cemento e inox? Provatelo, perché lascia senza fiato. Da annusare per 120 mesi, tanto è buono.

Dalla nostra breve fuitina in Sardegna, torniamo arricchiti di due vermentini, molto diversi tra loro. Il Vermentino di Gallura Li Pastini della Cantina Liseddi ci è piaciuto per la sua spiccata mineralità, mentre nel Vermentino di Gallura Karagnanj 2009 della Cantina Tondini c’è tutto il Mediterraneo: agrumi, erbe aromatiche, ciotoli salati, e poi calore e carezze. Della stessa cantina abbiamo anche assaggiato il Lajcheddu, passito da uve moscato, e ancora ci sentiamo quell’albicocca secca in bocca, prima di posare la testa sul cuscino.
L’unica divagazione piemontese è stata concessa alla Cascina Carpini. E se il Timorasso spumantizzato non possiamo giudicarlo (troppo caldo lui, assai stanchi noi), sincero ci è apparso il Bianco Rugiada del Mattino, blend di Favorita, Cortese, Timorasso e Moscato, ma ancora troppo giovane. La Brezza d’estate, 100% Timorasso, ci ha invece colpiti per un quadro olfattivo che non ci saremmo mai aspettati da un Timorasso. C’è frutta, miele, fiori, ma, al naso, poca mineralità. Forse perché è troppo giovane? Il Timorasso, lo abbiamo capito, va aspettato con pazienza.

Saliamo in Alto Adige per una cantina che (ormai) portiamo nel cuore, scoperta l’anno scorso a Terroir Vino. E’ la cantina di Armin Kobler, autore di una batteria di vini impressionante per qualità. Basta vedere le etichette, che riproducono la forma e la posizione dei loro vigneti, per capire che qui si sa comunicare. Ma il giudice finale è il bicchiere. Non tradisce. Abbiamo assaggiato il Pinot Grigio (davvero buono, di una salinità cangiante), lo Chardonnay, il Gewürztraminer e il Merlot rosato. Quattro vini piacevolissimi, che si bevono bene, non stancano e hanno carattere. A me esalta il Gewürztraminer, di un’eleganza strabiliante, al naso quanto in bocca.
Chiudiamo infine con il Salento, con Cantele. Della lunga batteria di loro vini abbiamo provato solo il Salice Salentino Riserva e l’Amativo. Vini deglutiti alla fine della nostra corsa, con papille (seppur sempre clandestine) abbondantemente stanche e poco ricettive. Il naso del Salice è tutto frutta rossa e spezie, con una punta di legno. In bocca c’è corpo e alcol ma anche morbidezza. L’Amativo (60% Primitivo, 40% Negroamaro) è vino complesso al naso, assai piacevole, di colore fitto e palato persistente. Un vino da rigustare, in un’altra situazione. Promettiamo di farlo.

Autore

Alessandro Ricci

Sotto i 40 (anni), sopra i 90 (kg), 3 figlie da scarrozzare. Si occupa di enogastronomia su carta e web. Genoano all’anagrafe, nel sangue scorrono 7/10 di Liguria, 2/10 di Piemonte e 1/10 di Toscana. Ha nella barbera il suo vino prediletto e come ultima bevuta della vita un Hemingway da Bolla.

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