È uno dei simboli della regione. Si può cucinare in cento e cento maniere differenti. Appena pescata, arcuata, soda e vivida, incarna il profilo della Liguria. Ma nessuno aveva mai pensato di dedicargli un locale. Lo ha fatto Giorgia Losi, 27 anni, una laurea in scienze della Comunicazione digitale e tre anni di esperienza nell’advertising. Saranno stati gli studi, o una felice intuizione pratica, ma il nome è azzeccato. Anche nel vezzeggiativo scelto – Acciughetta – che piace a tutti, come un tuffo nel mare più blu.
Giorgia ha deciso di cambiare vita e di aprire questa piccola trattoria a Genova con affaccio su via Prè e piazza Sant’Elena. Il museo del Mare è dall’altra parte di via Gramsci. Siamo in pieno centro, a metà strada tra la stazione di Principe e il Porto Antico.
Con grande passione, ha messo su un localino spensierato e accogliente, bazzicato da genovesi e turisti italiani e stranieri. Dentro, un ambiente piccolo, arredato con semplicità. Fuori, sul selciato in leggera discesa, c’è qualche tavolo, un po’ ballerino. D’altronde, tutto è precario, nelle nostre vite…
Il menu è quel che ci si può aspettare: territoriale, semplice pur con qualche guizzo, con buon spazio per le padrone di casa, quelle acciughe che in genovese vengono chiamate “pan do mâ” – pane del mare. La carta cambia spesso, a seconda del mercato e del mare, ed è curata dal cuoco Giuseppe Trovato, una lunga esperienza in trattorie e ristoranti della Superba.
Tra gli antipasti, la millefoglie di acciughe (marinate) e carasau è gradevole, così come le acciughe fritte con, a fianco, un’insalata di anguria e rucola. Tra i primi, trofie al pesto e ravioli al tocco non mancano mai, come anche le trofie integrali all’Acciughetta, stuzzicanti, con broccoli, pomodori secchi e acciughe fresche, che hanno conquistato pure Giovanni Allevi (il musicista).
Il polpo grigliato con burratina cipolle di Tropea e peperoni piace (anche se la burratina è sproporzionata rispetto al piatto). Fragrante e asciutto il fritto misto alla genovese, ricco di acciughe, calamari, pesce lama, baccalà, gamberi e cipolle. In menu, anche l’insalata di stoccafisso con patate e olive taggiasche. Si può chiudere con il muffin al pistacchio con marmellata di fragole e rabarbaro o la torta della nonna con cacao e mandorle. Nulla di clamoroso, ma buone materie prime, cucinate con raziocinio, presentate con cura.
Il conto, per quattro portate, si assesta sotto i 40 euro. La carta vini è discreta, il servizio regala sorrisi. Sarà anche per questo che, pur in un mercoledì sera di inizio giugno, il locale è pieno?
Piccola chiusura polemica. Giorgia è donna, è giovane e ha deciso di aprire in una zona, come dire, border-line. Tre requisiti grazie ai quali pensava di poter accedere a un piccolo fondo, giusto un aiuto per cominciare. Così non è stato. Ma non si è persa d’animo. Chapeau.