Ristorante Il Nazionale, Vernante (CN)

da | Feb 16, 2015

– “Dobbiamo tornarci. Organizziamo un torpedone: da Genova sono solo due ore”
– “Sì, ma poi chi guida?”
– “…”
– “Vabbè, qualcosa ci inventeremo”

Il Nazionale è uno di quei posti che da fuori non gli daresti due lire: palazzina anni ’60 con un improbabile tetto sghimbescio, neon vintage, la statale per il col di Tenda che gli passa davanti, infossandone il pianterreno. E quell’aria un po’ fané che hanno i paesi di montagna del basso Piemonte e a cui Vernante, nonostante i tanti Pinocchi dipinti sulle case, non fa eccezione.
Ma sbaglieresti. Intanto perché di fronte c’è la sciccosissima costola del Relais, con camere da rivista d’interni tutte legno e pietra, eppoi perché il Nazionale è l’incontrastato tempio del buon mangiare di tutta la valle, e azzarderei anche un po’ oltre.

Scenografiche ma accoglienti le due sale, una – quella “antica” – con un bellissimo soffitto in cotto, l’altra tutta legno con i tavoli sgranati intorno a un caminetto in pietra: sedute ben distanziate e apparecchiatura mininal.

Il menù si declina in due degustazioni da 33 e 38 euro, che comprendono quasi tutta la carta disponibile – qualcosa rimane fuori per cui i golosi estremi andranno à la carte, qualche genovese tenterà di corrompere il personale di sala perché faccia un mix (toulì, ci siamo fatti riconoscere anche stavolta), altrimenti i due menù sono veramente un ottimo compromesso.
Corposissima la carta dei vini e di gran qualità, con bottiglie per tutte le tasche, focus sul Piemonte (e ci mancherebbe), diverse etichette naturali e una passione per la ricerca dei vitigni meno conosciuti: chiacchierate con Christian Macario, sommelier e sesta generazione della famiglia a servire in queste sale, e gli vedrete illuminarsi gli occhi quando vi descriverà i suoi vini.

Cucina impeccabile affidata al cugino chef Maurizio Macario, precisa al millimetro, saldamente piemontese nelle basi ma libera nell’esecuzione, nonché presentata in maniera ragionata. Grandissimo il lavoro di ricerca sulle materie prime e Christian non aspetta altro che gli chiediate da quale contadino o quale mini-produttore biologico hanno trovato questo o quell’altro ingrediente. La stagionalità detta dunque il menù, e a noi è capitata la versione invernale – fuori oltre un metro di neve.

Fra gli antipasti, detto che non manca la battuta al coltello di bue piemontese e che si può a malincuore saltare la fonduta di toma fresca con uovo in camicia e tartufo nero (dei formaggi parliamo fra poco), sono perfette per consistenza e gusto le lumache con porri, testina e ristretto di vitello.
Si può in seguito optare per la Ula, minestrone con zampini di maiale, o per i ravioli di cappone nel loro fondo; noi ci siamo spazzolati il risotto alla zucca con cagliata di capra, amaretto e liquirizia, presentazione ineccepibile per cottura, temperatura ed estetica, piatto davvero ben riuscito dove si rincorrono sensazioni dolci e l’acido della cagliata.

Trionfo di carni fra i secondi. Ben rappresentato il piatto principe piemontese, il bollito al carrello, col suo servizio di consommé e raviolini di lesso, ma stasera – sarà la neve – ci attira di più il lombo di cervo della Valle Stura, cenere e maionese di carote con patate della Bisalta. Grande piatto di estrema succulenza e cottura commovente, che rende piena giustizia a questo meraviglioso animale. Tenerezza è anche la parola d’ordine per l’arista di maialino con nocciole e topinambur, cotta a bassa temperatura per 12 ore, altro piatto più che azzeccato.

Ora però rullo di tamburi. È il momento del carrello dei formaggi, anzi, dei carrelli, perché uno non basta. Una trentina di formaggi fantastici – altro aggettivo non mi viene – espressione meravigliosa ed orgogliosa del territorio: il più “esotico” viene da Novara. In vita mia, per quello che vale, in assoluto il miglior carrello mai visto in un ristorante, per di più servito con generosità. Vale il viaggio, come direbbe una guida del Touring.

Ci sarebbe da dire dei dolci, ma il consiglio spassionato è: risparmiatevi lo spazio e dateci dentro con i formaggi. Non finirete di ringraziarci.

Infinita la scelta dei distillati per chiudere in bellezza.

Il prezzo per una sera di felicità oscilla intorno ai 45 euro (alla carta una decina di euro in più), e pescando bene in cantina ci si assesta sui 60.

Albergo il Nazionale

Indirizzo: via Cavour 60, Vernante (CN)
Telefono: 0171 920181
albergo.ilnazionale.com

Autore

Giulio Nepi

44 anni, doppio papà, si occupa da aaaaanni di comunicazione web. Genovese all’anagrafe ma in realtà di solide origini senesi, ha sposato una fiamminga francese creando così un incasinato cortocircuito di tradizioni enogastronomiche

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