O io o te: uno di noi due ha mangiato almeno una volta in un ristorante etnico. Sale infatti ormai al 50% il numero degli italiani che si dà al cibo esotico, e sorpresa, a far la parte del leone sono i ristoranti cinesi. Questo è almeno quanto emerge da una ricerca realizzata dalla Fondazione Leone Moressa su un campione di 1000 connazionali.
La classifica precisa è: prima la Cina, medaglia d’argento al Giappone e terza piazza per il Messico. Personalmente invertirei le prime due posizioni, ma non ho capito come viene considerato il fatto che la stragrande maggioranza dei sushi restaurant è gestita da cinesi.
Attenzione, le nostre città non sono (ancora) gastronomicamente multietniche come Londra o Berlino, altrimenti i tre vincitori se la dovrebbero probabilmente vedere con l’ottima cucina vietnamita e i saporitissimi piatti indiani (io ho amato intesamente un ottimo ristorantino somalo che ora ha passato la mano).
Anzi, per fare della sociologia da tre soldi potremmo dire anche che la classifica non rispetta la consistenza numerica delle varie nazionalità degli immigrati (altrimenti dovremmo vedere i ristoranti rumeni, marocchini e sudamericani vincere a mani basse), il che comunque un po’ stupisce, visto che dalla stessa ricerca emerge che su 100 imprenditori impiegati nella ristorazione, circa 9 sono stranieri, un dato mica da poco.
Comunque, l’etnico piace: quello di noi due che ci è andato, ci ritornerà altre volte durante l’anno, dice il sondaggio. Un successo non solo limitato al mangiar fuori, ma bissato anche nell’intimo delle nostre cucine: un italiano su tre spignatta infatti piatti esotici almeno una volta all’anno.
Permettetemi poi onorare l’ascesa di un junk-ethnic-street-food a cui sono molto affezionato: il kebab. Il suo consumo sale al 38%, più frequente tra i giovani (49,2%) e nel Nord (43,6%).
Fortunamente per noi, in quest’epoca post-moderna e dalle ideologie frantumate, si può tranquillamente onorare sia Gualtiero Marchesi che il kebabbaro dietro l’angolo…