Ci sono papà e mamme che bevono vino. Per fortuna, rispondono i vignaioli, che il vino lo fanno e che ne campano. Per fortuna, confermano i suddetti genitori, a cui piace oltre a bere anche cogliere le occasioni per visitare cantine, scoprire colline e villaggi, assaggiare nuove bottiglie e farsele spiegare direttamente dal vignaiolo.
Insomma, la classica situazione in cui la domanda incontra l’offerta, e tutti sono felici?
Non proprio, perché vi è sfuggito l’incipit poche righe fa: papà e mamme. E se la memoria non mi inganna, dove stanno dei genitori di solito ci stanno dei figli.
E qui casca l’asino, soprattutto quando i marmocchi hanno l’età per muoversi autonomamente ma non ancora per stare calmi e imbronciati in un angolo a watsappare con i brufolosi compagni di classe.
La visita in cantina si trasforma in un inseguimento continuo, solitamente in mezzo a vecchi arnesi da contadino arrugginiti e appuntiti o fra pareti di bicchieri di cristallo. I bimbi schiamazzano, il vignaiolo si spazientisce, la visita va in vacca.
Poi ogni tanto incontri il vignaiolo illuminato, quello che ha speso cinquanta euro per un tavolo e due sedie all’Ikea, o ha raccattato i vecchi giochi in soffitta, o ha sistemato un angolino della cantina per renderlo bambino-safe. E con quei dieci minuti di calma concessi dall’angolo per bambini ti gusti il vino, sei felice, e la mano va con serenità verso il portafoglio per pagare una cassa di quello buono.
Meditate, vignaioli, meditate.