Grande, la pasta di Gragnano. Erotica, con la sua porosità accentuata, la capacità di catturare il sugo e non lasciarlo più, senza però perdere la giusta mordenza, la propria identità. Ne apro un pacchetto, mi faccio un sughetto semplice semplice, pomodori freschi buttati lì, con un filo d’olio, uno spicchio d’aglio, un leggero trito di erbe aromatiche. Il tempo di cuocere la pasta, poi l’incontro in padella. Che meraviglia! Sto così bene che mi viene voglia di fotografarla, la pasta. E l’ho fatto. L’ho incontrata sotto un palmizio, e poi dieci indiani attorno ad un lago, e in coda verso la pentola, ho conosciuto l’individualista, l’incompresa e il lavoro di gruppo. Sto impazzendo?