Quanto siamo disposti a spendere al ristorante senza alcuna coccola in cambio?

da | Lug 22, 2010

Una prima nota, di origine linguistica. Dicesi coccola al ristorante tutto quello che non è espressamente segnato nel menu, e che non influisce direttamente sul conto, ma che (più o meno) tanto gratifica il cliente, il suo palato e la sua voglia di essere vezzeggiato. Attenzione, è un concetto che non tutti i ristoratori capiscono. Quelli che lo hanno fatto proprio, se si mantengono in un corretto rapporto qualità – prezzo, però, certamente non tornano indietro. Perché al termine di un pasto, oltre il valore gastronomico delle portate, contano molto quelle piccole attenzioni che si possono avere prima, durante e a fine cena. Attenzioni che al ristoratore costano anche poco, se non passione, tempo, voglia di fare. Esempi di coccole? Pane e grissini fatti in casa, un piccolo aperitivo offerto, un assaggio ad inizio cena, un predessert o della piccola pasticceria col caffè, un liquore a fine cena. Ma anche un servizio cortese e attento, attenzione ai particolari, una curata descrizione dei piatti, una carta dei vini esauriente (e che preveda, almeno per i dolci, il servizio a bicchiere). Sono tutti fattori che fanno guadagnare tanti tanti tanti punti nel giudizio globale di un locale.

Ultimamente sono stato in un ristorante genovese di buon nome, dove si spendono, per quattro piatti, circa 60 euro. Cibo non eccezionale, ma con qualche nota positiva. Il contorno (leggasi coccole), però, è stato deprimente: cestino del pane misero, nessun aperitivo (nemmeno un pezzetto di focaccia, suvvia!), carta dei vini tendente allo zero (e vino servito a temperatura da inferno), niente piccola pasticceria, servizio freddoloso e svogliato, poca attenzione generale. Pochi giorni dopo, invece, sono stato a cena in un ristorantino di campagna a Castiglione Tinella (di cui presto proporremo un post a parte, perché merita!), dove abbiamo speso, in due, 79 euro (per quattro piatti a testa e una bottiglia di vino). Al di là del livello del cibo (comunque molto buono), il pane (di diversi tipi, prodotto con farina biologica) era fatto in casa, ci hanno offerto un piatto con tre assaggi prima dell’antipasto, il servizio è stato cortese e alla fine anche la grappa è caduta tra gli omaggi.

Mi domando: qual è la cifra massima sotto la quale posso anche accettare di non avere alcuna coccola in cambio? Per me, oltre i 40 euro (sempre quattro piatti, vini esclusi), alcune attenzioni devono essere prescritte dalla mutua, altrimenti nisba, cambiare lavoro (e noi, locale!)

Autore

Alessandro Ricci

Sotto i 40 (anni), sopra i 90 (kg), 3 figlie da scarrozzare. Si occupa di enogastronomia su carta e web. Genoano all’anagrafe, nel sangue scorrono 7/10 di Liguria, 2/10 di Piemonte e 1/10 di Toscana. Ha nella barbera il suo vino prediletto e come ultima bevuta della vita un Hemingway da Bolla.

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