Meno alcolici e meno cibo: cosa vuol dire oggi ‘mangiare fuori’

da | Dic 11, 2009

Prendevo un normale aperitivo pre-cena ieri sera. Del tipo bicchiere di vino con tagliere di stuzzichini. Una volta finito il vino passa la cameriera e chiede: un dolce? un caffè? Ma come, devo ancora ancora mangiare e mi chiedi se voglio il caffè? Ci è mancato poco che lo prendessi, il dolce.  Poi sono rinsavito.
Al di là dell’episodio, la domanda fa riflettere sul cambiamento delle nostre abitudini alimentari nei locali. Soprattutto nei ristoranti, ma anche nei bar. L’aperitivo lungo – con buffet reale e prezzo maggiorato – sostituisce ormai la cena per una folta schiera di giovani e non (forse da qui si capisce meglio la domanda: caffé dopo il vinello e la pizzetta?).

Che dire dei ristoranti. Non diminuisce la propensione al ‘magiare fuori‘ , ma cambia il modo di mangiare. Sempre più diffusa la tendenza ad ordinare una parte del menù a seconda delle voglie del momento: un antipasto e un primo, un antipasto e un secondo, un secondo e un dolce. Si spezzetta la carta in base ai gusti e alle esigenze del portafoglio.

Ma non è solo la crisi a modificare le abitudini. Anche le leggi hanno il loro ruolo. Sugli alcolici, per esempio. I distillati sono letali per gli etilometri. Ma anche il vino, se non preso con il contagocce, mette a rischio.

Un recente report di Fipe Confcommercio conferma però anche un dato sconfortante per le imprese attive nel campo enogastronomico. Nel periodo che va da gennaio a settembre 2009,  sono state più quelle che hanno chiuso rispetto a quelle che hanno aperto. 15.738 contro 16.372.  È il settore medio (che occupa il 70 % del mercato) a patire maggiormente la crisi.

Autore

Daniele Miggino

Lavora sul web sotto diverse spoglie da svariati anni. Mezzo piemontese e mezzo lucano, è nato a Genova. Nella sua stirpe si trovano contadini e zii d’America, osti e viaggiatori. Sarà per questo che è uscito fuori così.

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