C’è stato un tempo in cui gli uomini si curavano con le erbe, selezionate in secoli di prove sulla propria pelle (è proprio il caso di dirlo), seguendo rituali arcaici dove la medicina si mescolava con la magia. Per secoli infatti accanto alla scienza è sempre stata presente, nelle montagne e nelle campagne più isolate, una medicina alternativa fatta di farmaci naturali, trasmessi oralmente, molto prima che sui nostri lidi approdassero i rimedi dell’ayurveda. Queste antiche pratiche sono ormai state cancellate, dalla chimica e dalla comodità, e come a sancire definitivamente la fine di quest’epoca è arrivata il 1° maggio la parola definitiva dell’Unione Europea: sono messe al bando le erbe medicinali non registrate e certificate. I medicinali vegetali tradizionali da registrare devono fornire prove di utilizzo terapeutico del prodotto da almeno 30 anni di cui 15 nella Ue e seguire un percorso di documentazioni che costa dai 5 a 20mila euro a titolo (non mancano però voci discordanti che riportano cifre dieci volte superiori e di manovre di grandi aziende desiderose di accaparrarsi fette di mercato sempre maggiori).
Prima di stracciarsi le vesti è opportuno però ricordare che nella normativa sono esclusi i prodotti di erboristeria, gli estratti vegetali e quelli utilizzati come integratori alimentari elaborati con piante officinali e che negli anni di moratoria (la direttiva è uscita nel 2004) sono stati pochissimi i medicinali registrati (uno solo italiano), da cui si evince che forse l’interesse (almeno nel nostro Paese) non è poi alle stelle. Certo è che ben altre considerazioni vanno fatte per tutti quei Paesi, in particolare extraeuropei, dove la medicina è ancora orale, fatta di pratiche arcaiche, che nessuno ha mai pensato di registrare o certificare e che oggi si potrebbero trovare esclusi, superati da una normativa rigida e onerosa.
Dall’altro lato molti farmacologi plaudono giustamente a una regolamentazione che disciplina l’utilizzo delle erbe: non tutto ciò che è naturale è per forza buono (Socrate docet!). Ora nella solita bagarre tra pro e contro decisioni Ue (a tal proposito è stata lanciata anche una petizione per abolire la norma), il mio pensiero si sofferma sulle streghe erboriste che curavano i mali di nascosto, raccogliendo le erbe ai margini del bosco, e finivano talvolta la loro vita sulle pire dell’Inquisizione, ma anche ai monaci che coltivavano piante e bacche nei loro appezzamenti all’interno dei chiostri fissando nei codici le conoscenze secolari.
La normativa europea dal 1° maggio li ha forse consegnati, in modo definitivo, alla storia.