E la Francia caccia dalle mense i vegetariani

da | Ott 27, 2011

Il mio mini-papillo all’asilo si trova bene. Ci va volentieri, non piange, non rugna, insomma tutto fila liscio. Il problema è semmai il papillo senior, che alla lettura del menù propinato all’erede si è *leggermente* innervosito. Il trionfo del carboidrato: pizza pasta pane, pane pasta pizza. Un giorno c’è addirittura la combo pasta all’olio + patate lesse. Carne rossa? Assente del tutto. Pesce? Una volta al mese (e i bastoncini fritti). Legumi nobili nisba.
Uno si sbatte per educare il pupo a mangiare di tutto e questi mandano in frantumi i tuoi sforzi.

E poi leggo che i cugini francesi hanno appena deciso per decreto cosa deve finire nei menù delle mense scolastiche, proteina per proteina, calcio, ferro e zinco calcolati al milligrammo.
Il provvedimento data 3 ottobre e interessa circa sei milioni di bambini, tutti quelli che frequentano mense con più di 80 posti. Ogni ciclo di 20 pasti deve includere almeno quattro piatti di carne e altrettanti di pesce: sono previsti anche primi a base di uova o formaggio – addirittura a base di frattaglie – e un apporto quotidiano di calcio sotto forma di prodotto caseario.

Imponente la rivolta dei vegetariani francesi: ben venti di loro erano a manifestare la scorsa settimana sotto al Ministère de l’Agriculture. In pratica, essi dicono, sarà impossibile educare i propri figli al vegetarianesimo (in Francia i vegetariani sono circa un milione, il 2% scarso di una popolazione perdutamente innamorata di cassoulet, rognons, charcuterie e camembert).

Solo che. Solo che la Francia non è l’Italia, e per quanto possano starci sull’anima hanno un’amministrazione efficiente – soprattutto se paragonata alla nostra. Quanto meno, fanno le cose con pacifico buonsenso; tipo che per definire queste strategie alimentari si sono appoggiati ad esperti e hanno stabilito dei piani nutrizionali nazionali.
Per cui è andata a finire che dal Ministero (che di secondo nome si chiama de l’alimentation) hanno fatto spallucce rispondendo né più né meno che i dottori dicono che bisogna mangiare questo, e che questo va mangiato (c’è anche da ricordare che i francesi credono positivisticamente alla regolazione della vita stabilita dalla scienza, qualunque scienza – non per nulla fanno i miliardi con l’omeopatia e hanno regolato con dignità di legge osteopati e compagnia bella).

A me un po’ dispiace per i vegetariani francesi (anche se i vegetariani mi ricordano una battuta di Woody Allen, “ho smesso di fumare: vivrò una settimana di più e quella settimana pioverà a dirotto”). Mi dispiace perché sono italiano e sono abituato che quando lo Stato decide di regolare la mia vita, lo fa con criteri a cazzo che finiscono solo per creare casini, e quindi guardo con sospetto ogni interferenza regolatoria.
Però. Però mi piacerebbe che anche noi avessimo una politica nazionale su queste cose. Magari discutendone, e – via, concediamolo – senza eliminare i poveri vegetariani. Ma che sia una politica. E voi?

Autore

Giulio Nepi

44 anni, doppio papà, si occupa da aaaaanni di comunicazione web. Genovese all’anagrafe ma in realtà di solide origini senesi, ha sposato una fiamminga francese creando così un incasinato cortocircuito di tradizioni enogastronomiche

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