Quelli di BlueBlazeR sono tipi interessanti: danno vita a una rivista digitale (www.blueblazer.it), dedicata al buon bere, in ogni sua espressione (vino, birra, cocktail, distillati). Da quest’esperienza è nata – appena pochi giorni fa – una APP che raccoglie i 100 miglior cocktail bar d’Italia.
Disponibile per iOS – ma tra un paio di mesi arriverà anche la versione per android – scaricabile gratuitamente, offre tutte le caratteristiche utili di navigabilità: ricerca geografica, ricerca per categoria, salvataggio dei preferiti, continuo aggiornamento.
I 100 bar sono suddivisi in quattro categorie: cocktail bar, hotel bar, pub-restaurant e speakeasy, e ogni locale è raccontato in una scheda sintetica. Se registrati, si può lasciare un voto – da 1 a 5 stelle – per ciascun locale. C’è anche una sezione “news”, che pesca gli ultimi articoli dal loro sito.
In Liguria, sono tre i bar segnalati: due a Genova (Les Rouges e Muà), uno a Savona (The Balance).
Abbiamo intervistato Giampiero Francesca, direttore di BlueblazeR.
Come nasce l’app?
È una guida pensata per il pubblico, non per gli operatori: e un pubblico ampio, non soltanto una cerchia di appassionati. Per questo i criteri fondamentali di selezione, oltre la qualità dei cocktail, sono stati l’atmosfera e l’ospitalità. Abbiamo cercato di dare la più ampia copertura possibile al territorio nazionale. Quasi tutte le regioni hanno almeno una segnalazione. Sulle grandi città – Roma e Milano su tutte, che hanno una ventina di segnalazioni a testa – abbiamo fatto un lavoro di selezione ancora più stretto.
Perché 100 bar?
All’inizio, sinceramente, era un obiettivo, a cui pensavamo di non arrivare. Invece, dopo una prima selezione, condivisa con esperti di tutta Italia, siamo giunti ad una short list di circa 180 locali. Siamo scesi a 150 e poi ai 100 prescelti, che abbiamo girato di persona negli ultimi 6/7 mesi. Ma già ad aprile aggiungeremo nuovi locali.
Raccontaci il progetto BlueBlazer
“Bere meno, bere meglio” è il nostro motto. E in effetti Blue blazer si occupa a 360° di buon bere. La piccola redazione proviene quasi tutta dal mondo del cinema. Io stesso ho fatto per 10 anni il critico cinematografico. Da amanti del cinema e del racconto, il bar è un ambiente affascinante: è un grande raccoglitore di storie. Ci siamo concentrati sul bere miscelato perché, rispetto a vino e birra, non ha praticamente stampa di settore.
Dal vostro osservatorio, come se la passa il panorama italiano della miscelazione?
È cresciuto molto, rispetto a soli 4 o 5 anni fa. In modo davvero esponenziale. Faccio l’esempio della mia città, Roma: se prima avevamo quattro o cinque locali dove bere buoni cocktail, oggi questi si sono decuplicati. In generale, si beve meglio, a cominciare dall’aperitivo, e c’è maggiore consapevolezza da parte del cliente.