“Bar in Genova”, si definisce Les Rouges, con una piccola, buona dose di understatement.
Basta vedere dove si nasconde, per intuire che non può essere un semplice bar: in piazza Campetto, al primo piano del cinquecentesco Palazzo Imperiale.
Si può fare? Sì, si può.
Almeno per il gusto di demolire due luoghi comuni: che non sia possibile aprire un locale di successo senza accesso diretto alla strada. E che, a Genova, la qualità non paga.
A volerlo, i tre fratelli Abarbanel: Benny (32 anni), Jonatan (30) e Yoel (26), che dopo aver maturato per le strade del mondo esperienze quasi monumentali (leggasi, cocktail bar e ristoranti stellati), hanno optato per la reunion famigliare con un progetto in comune: questo locale, appunto, inaugurato meno di due mesi fa, lo scorso 27 settembre. Nato a Genova perché qui Benny da sei anni gestisce anche un altro locale (La Taverna di Zaccaria). E poi perché Genova, come spiega Yoel “ha pur sempre un’anima commerciale ed è più facile di Milano“.
E allora, sotto i soffitti affrescati, nell’ambiente elegante ma alleggerito da un arredamento minimo, al ritmo sincopato del jazz e delle sue armonie illegali, ecco cocktail, una piccola carta dei vini personalissima e proposte dalla cucina che spaziano tra pochi piatti, selezione di formaggi e snack d’autore.
Non un semplice bar, ma un progetto, che prevede anche eventi (come il passato FuturGrappa! Polibibibite futuriste dell’Italia anni ’30 e il prossimo, mercoledì 27 novembre, #Piemonte, al di là dei confini, che vedrà presenti con i loro vini 8 vignaioli piemontesi), e che si basa su qualità, scelte personali, prezzi sensati; senza cadere (o esibire) la comoda retorica del km zero e del cibo tutto home made (anche se lo è, a conti fatti).
Per cosa venire qui, dunque?
#cocktail, innanzitutto, preparati da Jonatan, che dopo aver girato per 7 anni i cocktail bar di Londra (ed aver ingollato nella costernazione generali litri di whisky e birra), propone, a fianco dei grandi classici (provate l’Old Fashioned arricchito da piccole dosi di liquore alla liquirizia e liquore al chinotto) novità contraddistinte da una complessità equilibrata, come Les Rouges (Campari, Aurum, pompelmo, riduzione di uva fragola), il Sottoripa Margarita (Tequila El Jimador reposado lime, salvia, miele dell’appennino Ligure), il Vieux Carrè (Bourbon, Cognac, Benedectine, Bitters) o l’ottimo Bacco (Vodka Wyborowa, uva, limone, asinello Corochinato, sciroppo di sambuco di Sant’Olcese, albume).
#vino, scelto da Yoel (già chef de rang da Michel Bras a Laguiole e sommelier a Le Taillevent a Parigi): poco più di venti etichette, più della metà straniere, che vanno a comporre una carta stagionale (che per l’autunno punta su eleganza, buone strutture e profumi fruttati) tutta degustabile al bicchiere.
#superalcolici in purezza, con 16 gin, 7 tequila, 10 vodka, 8 rum, 18 whisky, 8 cognac, 9 grappe e poi brandy, calvados, armagnac, amari, digestivi, vermouth (ben 13!)
#cibo, curato da Yoel: con un mini-menu che conta due primi (per esempio orzotto gorgonzola burro acido e semi di coriandolo), due secondi (petto d’anatra purea di mele e patate salsa di melograno) e un dolce (tortino nocciole delle Langhe caramello ricotta dolce al moscato); oppure snack eccellenti come il kebab di coniglio con salsa di prescinseua e olive taggiasche o il panino con trippa fagioli di Controne e salsa persillade (il menu di due portate vien via a 19 euro, quello di tre a 24; abbinando due o tre vini rispettivamente 24 e 34).
#ambiente: della bellezza del lieu abbiamo detto, della cortesia di Benny, no, ma la scoprirete da soli. Qui non si esibiscono competenze, ma si fanno stare bene gli avventori.