Scova l’intruso. Trattorie aperte a Genova la domenica a pranzo

da | Gen 7, 2011

Ieri, ore 11. Un amico mi manda un sms. “Oggi sono a Genova con la famiglia per la mostra sugli Impressionisti a Palazzo Ducale. Dove mi consigli di andare a pranzo? Un posto da tanta tipicità e poco prezzo”. Alla ricezione, penso: “Tranquillo, un posto lo troviamo di sicuro”. E’ il 6 gennaio, e non è una Befana qualunque, visto che cade pure all’inizio di un mezzo ponte. Genova ha finalmente l’attrazione di una mostra di respiro internazionale e l’Acquario tira sempre frotte di famiglie. Insomma, se mi sbrigo, un tavolo per quattro libero lo troverò in una delle trattorie del centro storico.

Invece.

Non è che il centro storico offra un mare di alternative. Purtroppo. Non sono poi molte le trattorie dalla cucina tradizionale, ben eseguita, a prezzi corretti. Ma qualche nome ce l’ho in mente. Penso a Sa Pesta. Chiusa. Mi butto su Antica Osteria di Vico Palla. Completa alle 11. Provo con il Fabbro. Non rispondono al telefono. E l’Axillo? Apre solo la sera. Va bè, non è lontana La Forchetta Curiosa. Riapre domani. Ancioe, Belle Donne? Irrintracciabile. Provo, come ultima carta, Vegia Zena. Finalmente trovo risposta, e un tavolo da quattro libero.

I problemi sono tanti, milioni di milioni. Non poter pranzare bene nel pieno centro di Genova in un mezzogiorno festivo non è certo il più grave. Però così la città non crescerà mai, e magari la prossima volta il mio amico, al posto di tornare da Alessandria a Genova per una visita all’Acquario, sceglierà Milano, Torino, Cremona o Montecalvo Versiggia. E noi genovesi ci lamenteremo della crisi, di questa città che sì, i panni industriali è riuscita a dismetterli, ma il turismo ancora non decolla.

Poter pranzare bene in un mezzogiorno festivo per una città a vocazione turistica è un bene essenziale. E se è un bene essenziale, allora, facciamo come le farmacie, che a turno sono aperte, nei giorni festivi, per garantire il servizio?

P.S: Una delle leggi del mercato è che l’offerta si adegua alla richiesta. Il tutto esaurito alle 11 dell’Osteria di Vico Palla, dimostra invece che, almeno ieri, la domanda superava l’offerta. Sono certo: se i ristoranti a cui ho telefonato ieri fossero stati aperti, avrebbero tutti fatto la giornata. Non è questione di domanda. E’ questione di mentalità.

Autore

Alessandro Ricci

Sotto i 40 (anni), sopra i 90 (kg), 3 figlie da scarrozzare. Si occupa di enogastronomia su carta e web. Genoano all’anagrafe, nel sangue scorrono 7/10 di Liguria, 2/10 di Piemonte e 1/10 di Toscana. Ha nella barbera il suo vino prediletto e come ultima bevuta della vita un Hemingway da Bolla.

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