Un tempo non c’era che l’Artusi, un lungo lavoro di raccolta delle ricette delle signore italiane, uno scambio che era culturale, linguistico, culinario al tempo stesso, il segno di un cambiamento epocale della storia dell’Italia che si univa, prima di tutto, intorno a un piatto di lasagne.Qualche decennio (e qualche antenna televisiva) dopo è tutto un pullulare di ricettari, guide, consigli e trasmissioni assortiti. All’ora dei pasti non si fa altro che spignattare, da un lato la Parodi dall’altro la Clerici, ma anche Gusto e l’onnipresente Alessandro Borghese che su La 7 cucina e fa cucinare, giudica e consiglia, come direttore di un’orchestra di penne e pentolacce.
Entrando in libreria la solfa non cambia: pile di ricettari, signori sorridenti e rassicuranti che occhieggiano dalla copertina, la Clerici che surclassa Suor Germana e la Parodi che scala le vette delle classiche e riempie le vetrine delle Feltrinelli. Eppure lo so, ne sono certo, c’è stato un tempo in cui a mezzogiorno c’era solo Corrado e la cucina si faceva in casa, con quattro appunti presi su un foglio di carta, un quaderno che come una sorta di Bibbia domestica passava attraverso le generazioni.
Certo in mezzo ci sono stati gli anni Ottanta, le riviste con le lettere delle casalinghe: e allora via con i ritagli che si infilavano tra i fogli, le belle foto, le ricette che si facevano la domenica. Oggi la cucina troneggia tra i cinque minuti al tiggì e l’ora di trasmissione, con Libero che in maniera molto cordiale fa notare nel solito titolone che “Cotto e mangiato” si è cucinato (almeno nelle classifiche) il “bollito” Eco, in una sfida casalinga tra due alessandrini di successo (tra casa natale della Parodi e quella di Eco non c’è più di un chilometro). E in quest’epoca in cui anche il ministro Brunetta scrive di cucina mi sorge spontaneo un appello a favore degli alberi: cercate in casa, nei cassetti e nelle soffitte, guardate tra i vecchi quaderni, magari potrebbe spuntare qualcosa di più interessante e originale dei tanti libri di cucina che invadono gli scaffali. Del resto a chi dareste più credito? Alla nonna, con il grembiule un po’ logoro e la scrittura sgrammaticata, o a un volto sorridente da copertina? Io, per queste feste, cucino cercando qualche idea originale sul web, dove non mancano di ritrovarsi le massaie (o i massai che dir si voglia) del nuovo millennio. E se devo regalare un libro, in barba ai giornali e alle classifiche, se devo scegliere tra due concittadini (con tutto il rispetto per Benedetta, brava e cordiale) io scelgo Eco e il suo “Cimitero di Praga”. Del resto, come mi insegnano i nonni, almeno in Piemonte con il bollito a Natale si fa sempre bella figura.
Essendo di papà alessandrino e di mamma padovana dico che quando si parla di cibo (e di bere, ça va sans dire…) ci sta tutto, dall'Artusi alla Parodi, da Marchesi alla Clerici etc…etc… L'importante è conservare la voglia di APPREZZARE la nostra gastronomia, anche nel noioso mondo di oggi che a tutto ci induce a pensare fuorché alle cose semplici e buone di una volta. Se per invogliare la gente a riscoprire la voglia di sentire profumi "veri" nelle proprie cucine e magari a rispolverare il vecchio quadernetto dove la mamma appuntava le mitiche ricette della nonna c'è bisogno di vedere cuochi e pseudo-tali ovunque e a tutte le ore ben venga. Per lo meno sarà stato un bombardamento mediatico piacevole. Per una volta!
Cara Viviana,
il problema non è l'interesse mediatico o meno, il problema in questo caso è la moda imperante di scrivere libri di cucina. Quest'anno se ne sono visti di tutti i colori, dagli amministratori delegati ai ministri (vedi l'opera "brunettesca") e, notizia di oggi, pure le stiliste. Io non me la prendo con Clerici e Parodi, che probabilmente sanno anche il fatto loro (ho avuto il piacere di parlare con la Parodi e l'ho trovata, come ho specificato, brava e umile, rara avis!), me la prendo con gli epigoni, gli imitatori, quelli che si buttano all'arrembaggio sul far (e scrivere) da mangiare. Perche? perché tira, fa simpatico, avvicina alla gente etc. Il punto secondo me è questo: scrivere meno e possibilmente scrivere meglio. (Sul problema dell'invasione mediatica dei cuochi… Ofele' fa el to meste)
A proposito di libri di cucina, ne segnalo uno un po' fuori dagli schemi dei soliti ricettari: "Nella mia cucina – I cento strumenti di un cuoco curioso" (ed. Feltrinelli), ed è l'ultimo libro di AllanBay. Ovvero, gli oggetti del cuoco professionista spiegati (e utilizzati) da un cuoco per passione (quasi lavoro, dai…). Interessante!
Sul tema del post, concordo con Fabio: di certe pubblicazioni, soprattutto al tempo di internet, non si sente un bisogno opprimente…meglio il vecchio Odor di Basilico, ad esempio, sublime ricettario della tradizione ligure…
Fabio, concordo assolutamente sull'abuso della "simpatia-da-cucina" da parte di certi personaggi, ma non vedo il problema dove stia: io di certo il libro di cucina di Brunetta (ma non solo) non lo comprerei neanche se rischiassi di morire di fame! E' l'operazione pubblicitaria in sé che è penosa, ma d'altro canto purtroppo siamo ormai abituati a qualunque nefandezza…… Non ti curar di lor ma guarda e passa!