Tutti sanno che le acciughe sono pesci poveri. Non tutti, però, sono a conoscenza di una varietà comune di questo pesce azzurro: le acciughe girovaghe. Recentemente mi sono imbattuto in questa specie, e mi sono sorpreso. E sì che di acciughe ne ho viste, e mangiate, in vita mia. Bene: ho trovato delle acciughe pescate in Croazia (zona Fao 37), messe sotto sale in Piemonte, nella gloriosa val Maira, terra antichissima di acciugai (ma dalla Liguria al Cuneese il salto geografico è assai comprensibile), e lavorate a prodotto finito in Albania.
Nulla da eccepire sulla qualità, eccellente (davvero, senza alcuna ironia). Le acciughe croate, evidentemente, sono buone, molto buone (e perché dovrebbe essere il contrario?). E non metto in dubbio che una ditta albanese sappia pulire dal sale e diliscare delle acciughe alla stessa maniera di una ditta italiana. No, la mia fronte s’aggrotta davanti al prezzo (5 euro per 125 grammi di acciughe, avran mica viaggiato in Cayenne?). E soprattutto conteggiando quanta strada abbiano fatto, queste povere, azzurre, acciughe girovaghe. Davvero tanta: almeno 4500 chilometri, senza contare i giretti in libertà prima di essere pescate.
P.S: Le acciughe le ho acquistate in Piemonte. Finiranno il loro peregrinare a Genova, nel quartiere di Sestri Ponente, in via Leonardi.