Appunti da Critical Wine

da | Nov 15, 2010

C’era parecchia gente, sabato pomeriggio, al Laboratorio Buridda, per la sesta edizione di Critical Wine. Più di una trentina i vignaioli presenti, e altri banchi d’assaggio, dalle birre artigianali ai prodotti della terra. Premessa: queste poche note vanno prese con le molle. Provate voi a mantenere lucide papille e cervello con una bimba di ventidue mesi in braccio e una compagna che, una volta arrivata, non trova di meglio che criticare apertamente la liceità della mia scelta di portare in un contesto così affollato e alcolico la nostra bimba. Roba da azzerare tutte le capacità cognitive. Diciamo anche che non ho assaggiato tanti vini: un po’ per il poco tempo a disposizione, un po’ perché alcuni già li conoscevo (ad esempio, la cooperativa Valli Unite [Costa Vescovato – Al],  “Cascina degli Ulivi” di Stefano Bellotti [Novi Ligure – Al], l’azienda agricola di Maurizio Ferraro [Montemagno – At] produttrice di un interessantissimo ruchè).

Dunque, cosa raccontare? Intanto dei vini di Andrea Tirelli, vignaiolo a Costa Vescovato. Da assaggiare il suo cortese, Bianco di Montale, fresco, minerale e persistente, di bella personalità (prezzo sorgente, 6 euro). E poi la barbera dei colli tortonesi (prezzo sorgente a meno di otto euro, setteottanta o giù di lì). Una cantina che merita una visita. Restando in tema di barbera, Cascina Basalone è la realtà di una coppia di svizzeri, Enrico e Susanna Marty, che a Mombaruzzo propone solo due tipi di barbera: quella base (ho assaggiato la 2007, vinificata in acciaio), espressione sincera di questo vitigno, e la superiore, con passaggio in legno, convincente soprattutto nell’annata 2005, con un profumo di ciliegia sotto spirito elegante e appassionante (la 2006 ha ancora da equilibrarsi). E ancora, tra le barbere (in questo caso, d’Alba), ecco quella proposta da Francesco Clerico (Monforte d’Alba) pulita e profumata, corposa, dal prezzo più che onesto (5 euro).

Uscendo fuori dal Piemonte, tre produttori che meritano un assaggio più tranquillo. Si va in Puglia, a Manduria (Ta) per i vini di Gaetano Morella, ottenuti da vigneti antichi (con 70 anni di vita). Tre i vini presentati: un blend di Primitivo e Negroamaro, un Primitivo con un 15% di Malbec e un primitivo in purezza (Old Vines Primitivo). Quest’ultimo ha gran stoffa e corpo, un naso complesso, con tanta frutta scura, spezie e una fitta nota balsamica che ritorna poi in bocca. Un bel bicchiere, dal prezzo sostenuto (alla sorgente, 22 euro). L’azienda agricola Quarticello, di Montecchio Emilia (Reggio Emilia) ha in gamma, ovviamente, Lambrusco, malvasia (dolce e passita). Mi è piaciuto il Bordone, rosso fermo ottenuto da Malbo Gentile, affinato in botti di rovere per 12 mesi. E ancora, un applauso al Perdersi e Ritrovarsi di Podere Veneri Vecchio (Castelvenere – Bn). Dietro un nome poetico, un gran vino ottenuto da aglianico 70% e piedirosso 30% da vigne a piede franco: un vino da annusare a lungo e da bere con calma. Niente male anche l’Aglianico in purezza, il Nigrum.

Ho girato, parlato, assaggiato con Mastro Sentimento, Pegi e MojitoBlvd. Spero che loro possano raccontare qualche altro bicchiere da assaggiare!

P.S: Voglio rassicurare i più apprensivi: Teresa, la mia bimba, si è divertita. Ma averla in braccio da una parte, e tenendo con l’altra mano il bicchiere, non mi ha permesso di fare foto, anche se la macchina ce l’avevo, dietro, nello zainetto, che mi pareva d’essere più un mulo da carico che un appassionato di vini…

Autore

Alessandro Ricci

Sotto i 40 (anni), sopra i 90 (kg), 3 figlie da scarrozzare. Si occupa di enogastronomia su carta e web. Genoano all’anagrafe, nel sangue scorrono 7/10 di Liguria, 2/10 di Piemonte e 1/10 di Toscana. Ha nella barbera il suo vino prediletto e come ultima bevuta della vita un Hemingway da Bolla.

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