Con Dom Costa, parlando di Cocktail (prima puntata)

da | Apr 13, 2012

I barman, gente di mondo. Un mese all’Avana a preparare Mojito, una settimana a Frisco alle prese con un rosso Bloody Mary, e poi a Londra e Kingston, New York e Milano. Ad officiare passatempi e sbronze, a dispensare consigli, tra habitué al terzo Manhattan e celebrità che si lasciano tentare da un Frozen Daiquiri. Guatare il cliente per soddisfarne i desideri, e poi ripetere all’infinito quei 10 cl per la felicità. Crociere di lusso e vecchi banconi di legno. Ghiaccio e lime. Tumbler e Old fashion, tequila bum bum. Affoghiamo ogni pensiero in una bacca di ginepro?

Dom Costa è un barman. Sguardo da pirata delle Antille e pelle abbronzata, ha lavorato per sei anni alla revisione della lista IBA (International Bartenders Association) dei cocktail, assieme al collega Giorgio Fadda. Ha girato il mondo partendo da Vibo Valentia, peregrinando tra terra e mare tra Torino, Londra, San Francisco, Miami, Alassio, approdando infine a Genova, in seno alla Velier, la grande azienda genovese per cui si occupa della mixology.

L’ho incontrato nel suo ufficio. Niente scrivania, ovviamente. Ma un bancone di legno anni ’40 che ha passato buona parte della sua vita in una villa di Sarasota, in Florida. Attorno, mobilio della stessa epoca e due grandi finestre affacciate su Genova. La città che un tempo dava del filo a molti nel bere miscelato, grazie ai tanti barman di crociera che qui si arenavano dopo una vita di onde, oggi si è assopita in un sonno privo di buon alcol. Ma dall’ufficio di Dom Costa questo presente sembra lontano. C’è il meglio della materia prima, tra gin, whisky, tequila, bitter. E c’è lui, Dom, che per spiegarmi il suo lavoro di revisione della lista IBA ha pensato bene di prepararmi una degustazione di sette cocktail che prima non erano compresi. Ho così potuto assaggiare il Monkey Gland, il Ramos Fizz, il Sazerac, l’Hemingway Special, il Moscow Mule, il Tommy’s Margarita e il Vesper Martini.

Partiamo dall’Hemingway Special.
“È il famoso cocktail realizzato da Costante Ribailagua, capobarman del Floridita, a Cuba, su desiderio dello scrittore americano. Hemingway si era messo in testa di essere diabetico, e allora ha chiesto una variazione del Daiquiri classico, suggerendo una doppia dose di rhum, senza zucchero e con succo di pompelmo. Nasce così il Papa Doble. In seguito i barman del Floridita hanno aggiustato questo cocktail aggiungendo alcune gocce di Maraschino: ecco allora l’Hemingway special”.

HEMINGWAY SPECIAL – LA RICETTA
6 cl di rhum bianco
5 cl di succo di pompelmo
0.5 cl di Maraschino
1 lime

Autore

Alessandro Ricci

Sotto i 40 (anni), sopra i 90 (kg), 3 figlie da scarrozzare. Si occupa di enogastronomia su carta e web. Genoano all’anagrafe, nel sangue scorrono 7/10 di Liguria, 2/10 di Piemonte e 1/10 di Toscana. Ha nella barbera il suo vino prediletto e come ultima bevuta della vita un Hemingway da Bolla.

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