“Viva Lucchesia, Viva”. Storia di un genovese a Lucca

da | Nov 24, 2014

«Venite ragazzi, venite e assaggiate. Assaggiate e se poi vi garba comprate. Essenò è stato un piacere conoscersi». Nella realtà la frase è stata pronunciata con qualche biastima e molta, ma molta più gorgia, che neppure Benigni quando strizza le palle a Pippo Baudo. E ora immaginate me, genovese, di fronte a tanta disponibilità. Perdinci, io mi sarei aspettato almeno un: «Belin, cosa c’hai da guardare? vuoi che t’imbocchi? Avrai mica per il belino di farmi aprire il salame che poi lo so come fate voi, assaggiate e non tirate fuori le palanche». Lontano dalla “tipica accoglienza ligure”, rimango sempre stupefatto, quasi in imbarazzo. Poi però mi adatto piacevolmente, metabolizzo che oltre Ventimiglia e Deiva un altro mondo è possibile e che la mia terra è sì bellissima, ma non l’unica ad esserlo.

Per la cronaca, il Bazzone della Garfagnana, presidio Slow Food che ho avuto la fortuna di assaggiare nella versione “gran riserva”, è un prosciutto da leccarsi i baffi. Se poi lo si accompagna con pane toscano, vivaddio, è qualcosa da rendere felice persino un lunedì. Questo e molti altri presidi si possono assaggiare tutti i weekend, fino all’8 dicembre, a Il Desco – Sapori e saperi lucchesi (Real Collegio, centro storico di Lucca), giunto quest’anno alla decima edizione. Cibo, prodotti, degustazioni, ma anche dibattiti, mostre e ricette per raccontare la cucina e il territorio lucchese.

Descrivere le 7 ore trascorse nel Real Collegio è impresa impossibile: tra prodotti di norcineria, formaggi, birre artigianali, vini, dolci, sarebbe davvero ardua. E allora, su tutte, ho deciso di raccontare la storia della biadina, amaro tipico di Lucca, sparito dalla circolazione 20 anni fa e oggi tornato in produzione grazie al sodalizio tra Marco Landucci e Salvatore Ingrosso, che hanno ripreso la ricetta originale e si sono messi a produrre di nuovo l’antico liquore.
Piazza San Michele, verso la fine dell’800, era tutta lastricata in marmo, circondata da colonne con catene e sede di ogni genere di mercato:  da quello dei bozzoli di seta, a quello del bestiame, fino ai famosi fagioli lucchesi. Insomma vi si svolgeva ogni tipo di contrattazione tra mercanti, che spesso si concludeva con una stretta di mano e un brindisi. Spesso, poi, i negoziati si chiudevano nella bottega di Giambattista “Tista” Nardini, che ad ogni commerciante, prima di tornare a casa, secondo la leggenda era solito dire: “un po’ di biada per il cavallo e un po’ di biadina per il cavaliere”. La Biadina, quindi, è un liquore forte e dolce, di colore scuro, ottenuto dalla mescolanza di diversi fondi di bottiglia dei quali il più pregiato è senza dubbio la China Massagli, altro liquore tipico di Lucca ma di nascita ben più nobile. E tocco finale: va servita in piccoli bicchieri e accompagnata da un cucchiaino di pinoli.

Se passate da Lucca, non potete non assaggiarla. Volete sapere dove? Ma che domande: sempre in Piazza San Michele!

Autore

Francesco Pedemonte

Genoano, appassionato di birra artigianale e sport, è uno dei padri fondatori del blog sportivo Pagina2cento. Ultimamente gli è presa la fissa di mettersi a correre e di pettinarsi come un giovane, ma gli vogliamo bene uguale

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