Da Rizieri, Viareggio

da | Apr 27, 2011

Che sorpresa, sulla Cucina Italiana di maggio aprile (è che mi arriva sempre così tardi che sembra quella del mese dopo) c’è uno speciale su Viareggio, e guarda un po’, si parla alla veloce anche di Rizieri. Tralasciando la schizofrenia di una rivista che passa dalle trattorie ai caviali da mille euro al grammo, la cosa mi ha fatto piacere anzichenò. Piacere perché sono da sempre convinto che questo sia un ottimo indirizzo, ed evidentemente c’avevo preso. Anzichenò perché era qualche settimana che mi frullava di scriverci, e ora sembra che copio le idee. Ma insomma, in c**o a chi pensa male, e parliamone, che se lo merita.

Mio nonno, il babbo della mamma, ha abitato a Viareggio da quando sono nato. In famiglia ci si è sempre chiesti perché: pensionato, vedovo, non poteva raggiungere la sua unica figlia e il suo unico nipote? Che c’azzeccava poi Viareggio, quando abitavi a Firenze e la progenie andava a vivere a Genova? Di questa scelta bizzarra oggi sopravvivono tre cose: qualche polaroid arrossata dal tempo col sottoscritto treenne pisello all’aria che sguazza sulla battigia viareggina, i miei ricordi dell’orto del nonno – vero orto, con la serra per le fragole – e l’abitudine di andare a pranzare “da Dino”.

Dino era (è ancora, mi auguro) un omone che mi ricordo baffuto tipo Peppone, ma non ci giurerei, gestore della trattoria-pizzeria sulla piazza del Comune. Ci andavamo spessissimo, quasi ogni giorno, perché il nonno non cucinava. Parliamo dei primi anni ’80: perlinato, tavoli di fòrmica, tovaglia di carta, vetrate d’alluminio anodizzato che davano sulla strada per tutta la lunghezza della sala. Il ristorante si sviluppava poi in un bugigattolo sul retro, e aveva un meraviglioso dipinto teomondoscrofalesco con un veliero che solcava il mare.
Io prendevo sempre l’antipasto freddo di mare, ben piantato nei miei ricordi mangerecci come un riferimento imprescindibile ancora oggi.
La vita ha poi fatto il suo corso e per qualche lustro non ho più varcato quella soglia, finché all’improvviso non è successo di nuovo, qualche tempo fa.
È stato un tuffo nel passato, perché non è cambiato quasi nulla. Stesso perlinato, stesso dipinto, stessa atmosfera da trattoria. Ora si chiama “Da Rizieri”, ma forse si è sempre chiamata così: alla fine ho scoperto che è un posto storico di Viareggio, dove ha cominciato la sua lunga strada una delle glorie dei fornelli locali, Romano Franceschini del monostellato “Da Romano”.

Il menù non c’è, i piatti ti vengono snocciolati a voce, mentre ti arriva in tavola – rigorosamente vestita con una tovaglina di carta – una focaccina deliziosa, cotta al forno a legna. Cucina saporosa e casalinga, di mare innanzitutto: spaghetti allo scoglio con abbondante oliatura e una versione sublime della pasta alla trabaccolara (prendetela a occhi chiusi). Un altro classico qui sono i tortelli, in bianco o col ragù.
Di secondo c’è un fritto di mare ammirevole, d’acciughe o totani-e-gamberi. M’è capitato anche un baccalà alla livornese – un pochetto troppo sapido – e dei totani al sugo piccantini-il-giusto più che soddisfacenti. E come in tutte le trattorie che si rispettino, qui esistono ancora i contorni: e non parlo di insalatine esangui, ma di verdure lesse e/o ripassate in padella.

Ma ciò per cui è ancor oggi celebre Rizieri qui a Viareggio sono i prodotti del forno. Della focaccina si è detto; la pizza, al taglio, è alta e buona: niente da dire. Ma la cecìna è fantastica: unta, croccante! Qui stiamo veramente parlando di qualcosa di eroico, che in una sfida con le grandi farinate liguri e provenzali potrebbe tranquillamente puntare alla top ten. La farina, per dire, viene direttamente dal mulino di Pegli.

Il conto finale dovrebbe difficilmente superare i 20 euro, anche se ultimamente mi pare che siano un po’ aumentati i prezzi. Non fanno il caffè, e il vino non l’ho mai preso – quel rettilineo eterno dell’A12 fra Viareggio e la Spezia, con già il fritto in digestione, mi ha sempre intimorito.
Nota di civiltà: il grande parcheggio del Comune, di fronte, non si paga fra l’una e le tre: giusto per la pausa pranzo.

Da Rizieri

indirizzo: Via Battisti 35, Viareggio
telefono: 0584 962053
giorno di chiusura: giovedì

Autore

Giulio Nepi

44 anni, doppio papà, si occupa da aaaaanni di comunicazione web. Genovese all’anagrafe ma in realtà di solide origini senesi, ha sposato una fiamminga francese creando così un incasinato cortocircuito di tradizioni enogastronomiche

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