Stelle Michelin liguri, niente di nuovo sul fronte occidentale

da | Nov 14, 2012

Oggi l’Italia gastronomica ha seguito col fiato sospeso la presentazione della Guida Michelin 2013, che nonostante sia sempre più criticata è pur sempre la dispensatrice del desiderio recondito-ma-anche-no di ogni cuoco mondiale: la stella.
Per il borsino stellare vi rimando alla dettagliatissima cronaca di Lorenza Fumelli su Dissapore. Qui ci limitiamo a commentare i risultati della ribollente, attivissima e irrefrenabile scena stellata ligure. Tranquilli, sarà un post breve: non è successo un belino.

Dalla Mortola a Montemarcello, dall’Antola al Bisagno, la pace delle papille è scesa sulla regione. Undici mono-stelle erano e undici mono-stelle rimangono.

A far la parte da leone è il ponente, che surclassa il resto della Liguria per 8 a 3: la futura provincia unificata savonese-imperiese nasce già sotto i buoni crismi gustativi. I nomi li conosciamo: Agrodolce a Imperia Oneglia, Paolo e Barbara a Sanremo, San Giorgio a Cervo, La conchiglia ad Arma di Taggia, Palma ad Alassio, Claudio a Bergeggi, Il vescovado a Noli e L’arco antico a Savona. Quasi una stella ogni venti chilometri, ma dopo Savona inizia il deserto dei tartari.

A Genova, nella desolazione crepuscolare di una città che invecchia e si impoverisce, resistono Baldin e The cook, agli opposti confini cittadini. Da Nervi in poi è il vuoto fino quasi alla Toscana, ad Ameglia, novella Fortezza Bastiani in salsa ligure, dove la Locanda delle tamerici scruta sconfortata l’orizzonte.

Resistere resistere resistere.

Autore

Giulio Nepi

44 anni, doppio papà, si occupa da aaaaanni di comunicazione web. Genovese all’anagrafe ma in realtà di solide origini senesi, ha sposato una fiamminga francese creando così un incasinato cortocircuito di tradizioni enogastronomiche

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