Mondial fùd(t): 1990 • Italia, GERMANIA

da | Lug 6, 2010

Notti magiche, cantavamo, sulla scia di Gianna Nannini e Edoardo Bennato. Italia ’90, i mondiali tornano nel Belpaese, dopo l’edizione del 1934. Gli azzurri sono forti. In panchina siede Azeglio Vicini. In campo, Zenga e Baresi, Bergomi e Maldini, e poi Donadoni, Vialli, un giovane Roberto Baggio. Ma la copertina spetta a Totò Schillaci, sguardo spiritato, piede caldissimo, capocannoniere del torneo con sei reti. Il sogno azzurro, lo ricordiamo bene, si infrange il 3 luglio a Napoli, in semifinale, contro l’Argentina di Diego Armando Maradona. Di.Ar.Ma. chiede a Napoli di tifare per lui, ma Napoli non rinnega la maglia azzurra. Segna Schillaci, Zenga esce male e Caniggia pareggia. Ai rigori ci condannano gli errori di Donadoni e Serena. L’Argentina va in finale. All’Olimpico di Roma incontra la Germania Ovest (alla sua ultima apparizione, ancora non si sa, ma nell’autunno accadranno fatti nuovi a Berlino). Lo stadio tifa Germania, tifa contro Maradona. L’inno argentino viene fischiato e Di.Ar.Ma. non trattiene una lunga litania di “hijos de puta” sputata in mondovisione. La Germania vince al termine di una partita brutta, con un rigore molto generoso fischiato a sei minuti dalla fine e realizzato da Brehme. Di.Ar.Ma, zoppicante, chiude con le lacrime un mondiale costato altre lacrime a tanti italiani. Per ricordare questi mondiali, vi regaliamo una pizza con wurstel e patatine fritte: brutta come la finale e guarnita di teutonici ingredienti.


Autore

Alessandro Ricci

Sotto i 40 (anni), sopra i 90 (kg), 3 figlie da scarrozzare. Si occupa di enogastronomia su carta e web. Genoano all’anagrafe, nel sangue scorrono 7/10 di Liguria, 2/10 di Piemonte e 1/10 di Toscana. Ha nella barbera il suo vino prediletto e come ultima bevuta della vita un Hemingway da Bolla.

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