In principio fu (e c’è ancora, forse, su qualche Canale 68 d’Italia) il Processo del Lunedì. Carotone Biscardi, con il suo primitivo mondo da “bar sport” su Rai Tre, grezzamente devoluto, anno dopo anno, in una grottesca esasperazione sportiva della pochezza televisiva dei talk show.
Prendiamo spunto da questo illustre e dotto precedente per lanciare una nuova rubrica: l’Anatema del lunedì, ovvero, come cominciare bene la settimana interrogandosi su fatti paradossali della nostra dura peregrinazione in questo Vietnam chiamato mondo. Oh, pensieri profondi, mica pizza e fichi.
E allora, partiamo con una constatazione che mi ha incarognito ieri attorno all’ora di pranzo. Luogo: la Coop di Multedo (Genova, ma potrebbe essere qualsiasi supermercato d’Italia), oasi di aria condizionata nel far west estivo. Settore banco frutta. Le angurie intere vengono vendute a 50 centesimi al chilo. Le angurie a pezzi, invece, schizzano a 1,20 euro.
Facciamo due calcoli? Un anguria da 10 chili intera costa 5 euro. La stessa anguria, tagliata in due (cazzo, che fatica devono farsi quelli del supermercato) arriva a costare 12 euro. Insomma, un taglio di coltello (tempo d’esecuzione calcolato: massimo un minuto) costa al consumatore sette euro. Sette euro al minuto fanno 420 (sì, quattrocentoventi) euro l’ora. Poi ci lamentiamo di idraulici, elettricisti e meccanici: altroché, è il tagliatore d’angurie il lavoro più pagato del mondo.