L’ultimo pesce italiano l’ho comprato io sabato scorso

da | Mag 3, 2011

Sabato scorso in pescheria ho comprato otto etti di trigliette di scoglio. Non lo sapevo, ma secondo il dossier Fish dependence day è stato l’ultimo acquisto del 2011 di pesce pescato in Italia. In realtà non è così, e qualche pesce nostrano continuerà a finire sulle nostre tavole. Ma il dossier fotografa amaramente la realtà e fissa il giorno in cui, in un determinato Paese o continente, finisce l’autosufficienza alimentare per il pesce. In Italia il D-day è stato lo scorso 30 aprile, due mesi prima di quello calcolato per l’UE (il 2 luglio).
Il consumo di pesce in Italia (e nell’intera Unione Europea) cresce, mentre le catture nel mar Mediterraneo calano anno dopo anno. L’importazione dagli altri mari diventa dunque risorsa sempre più fondamentale per sostenere i consumi interni. 
La data del 30 aprile significa che la pesca italiana riesce a soddisfare solo un terzo del fabbisogno interno, e che il 66% del pesce consumato proviene da altri mari. Certifica anche che l’Italia, nonostante 7500 km di coste, è messa peggio del resto della Ue, che già non se la passa bene. Il quadro è sconfortante: il 54% dei 46 stock ittici Mediterranei studiati sono sovrasfruttati e l’import di pesce cresce costantemente ogni anno (dal 1999, in Italia, del 37%). Cosa alimenta questa necessità di import? Due sono i fattori che s’incrociano: da una parte il mar Mediterraneo è sempre meno pescoso, dall’altra c’è stata una riduzione dell’attività di pesca (dal 2003 al 2008 sono stati dismessi in Europa più di 2000 pescherecci, riassunti in numeri col -18% di catture).

Allora, che fare? Correre irrazionalmente in pescheria per godersi al forno un’orata o una ricciola d’amo, o riflettere sulla realtà, per tentare di cambiare, nel nostro piccolo, qualche abitudine alimentare?
Il mio primo pensiero, da profano, è stato: “Benedetti pesci allevati, saranno loro a salvarci!“. Ma la panacea di tutti i mali non possono essere gli allevamenti ittici, che oggi soddisfano il 45% della richiesta mondiale di pesce (fonte Fao 2010), perchè bisogna tenere in considerazione l’impatto che gli allevamenti hanno sull’ecosistema.

Bisogna piuttosto imparare a comprare, sfruttando tutte le risorse del mare e rispettando la stagionalità dei pesci. Certo, spesso i banchi delle pescherie sono invasi dai soliti noti (tonno, salmone, pesce spada, orata, branzino, merluzzo, sogliola) e quando chiedi un lanzardo ti guardano storto. Ma il gioco è sempre quello della domanda-offerta: se si iniziano a chiedere determinati pesci, vedrai che pouf!, magicamente inizieranno a comparire sul tappeto ghiacciato della pescheria sotto casa. Altrimenti continueremo (finché ce ne saranno) a comprare orate e branzini, tonni e pesci spada a prezzi da rapina. E il Fish Dependence Day arriverà di anno in anno sempre prima.

Ecco una tabella dei pesci da acquistare, secondo stagione. Se vi sembrano pochi, fermatevi a riflettere un secondo. Quante specie di pesce acquistatate in pescheria normalmente?

Primavera
cernia, cefalo, gallinella, leccia, mormora, occhiata, palamita, pagello, pesce spada, sarago, sgombro, spigola, sugarello, zerro
Estate
acciuga, aguglia, cefalo, gallinella, mormora, occhiata, orata, pesce spada, ricciola, sarago, sardina, sogliola, spigola, sugarello, zerro
Autunno
aguglia, alalunga, cefalo, cernia, gallinella, lampuga, mormora, occhiata, palamita, rombo chiodato, spigola, triglia, zerro
Inverno
acciuga, cefalo, cernia, lampuga, mormora, occhiata, pagello, palamita, pescatrice, ricciola, rombo chiodato, polpo, sarago, sardina, seppia, sgombro, triglia, vongola verace, zerro

Da evitare: salmone (gli allevamenti di salmone non sono ecosostenibili, mentre i salmoni selvaggi sono in drastico calo), tonno rosso (a forte rischio estinzione), bianchetti (la riduzione di pesce adulto impone scelte responsabili: evitiamo di sfruttare il novellame, avremo più acciughe e sardine!).

Infine, la guida Slow Food ai pesci giusti.

Autore

Alessandro Ricci

Sotto i 40 (anni), sopra i 90 (kg), 3 figlie da scarrozzare. Si occupa di enogastronomia su carta e web. Genoano all’anagrafe, nel sangue scorrono 7/10 di Liguria, 2/10 di Piemonte e 1/10 di Toscana. Ha nella barbera il suo vino prediletto e come ultima bevuta della vita un Hemingway da Bolla.

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