Quando la dieta siamo noi

da | Set 8, 2010

Ok, io sono uno di quelli segnati da Lo squalo. Con me Spielberg c’ha preso proprio: tutte le volte che lo incontro zappando, sento un misto di attrazione/repulsione/paranoia/fifa vera, che non riesco a non guardarlo, ma lo faccio con le mani davanti agli occhi.

Paure ataviche, la fobia del vuoto e dello sconosciuto. Che quando nuoti in mare aperto non riesci più a non pensarci. Ma queste sono francamente cazzi miei, lo capisco. E cazzi da poco.

Infatti, oggi leggo che hanno preso una squalo tigre alle Bahamas e dentro ci hanno trovato un piede, due braccia, un pezzo di tronco. Insomma, un uomo. Sarà vero? Pare di sì.

Dicono che non si sa se era già morto o meno quando è stato inghiottito. Dicono che forse è di colore. Forse un profugo haitiano. Forse uno di tre marinai dispersi nell’ultima settimana nei dintorni. Probabilmente il poveretto non si trovava nemmeno alle Bahamas, dato che gli squali percorrono distanze lunghissime.

Parliamo sempre di mangiare qui, fortunatamente meno di essere mangiati. Non parliamo mai di morire in mare su una barcarola cercando di scappare da qualche parte, che non è il nostro tema. Ma, a pensarci bene, è la cosa più atroce.

Autore

Daniele Miggino

Lavora sul web sotto diverse spoglie da svariati anni. Mezzo piemontese e mezzo lucano, è nato a Genova. Nella sua stirpe si trovano contadini e zii d’America, osti e viaggiatori. Sarà per questo che è uscito fuori così.

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