Gimlet, succhielli e kamikaze

da | Feb 19, 2014

La prima volta che ho incontrato il gimlet è stato per bocca di Terry Lennox. Come spesso capitava in quel periodo, Terry se ne stava seduto in un angolo del Victor, un bar di San Francisco, in compagnia di Philip.
“Qui non sanno prepararli – disse Terry a Philip – Quello che chiamano gimlet non è altro che un po’ di succo di cedro o di limone con gin, un cucchiaio di zucchero e uno schizzo di amaro. Un vero succhiello è per metà gin e per metà succo di cedro di marca Rose e nient’altro. Batte in pieno il Martini”.
Il Philip in questione, ovviamente, era Philip Marlowe, e nella traduzione italiana di quel capolavoro hard boiled che è Il lungo addio, il gimlet diventa succhiello.

“Devo ammettere che per anni l’idea di un succhiello mi ha variamente allettato, entrando a far parte, a pieno titolo, del mio immaginario alcolico e letterario” – scrive il traduttore Carlo Oliva, in questo articolo molto interessante sul gimlet, su Chandler e, più in generale, l’arte della traduzione.

Il succhiello ha alimentato anche per me, e a lungo, un mito in sospeso tra alcool e letteratura.
Ma alla fine, l’ho assaggiato, in una sera speciale, anche se ancora non sapevo che lo fosse. L’ho provato sul finire dell’estate di due anni fa, all’Old Fashioned, da Wincy, ad Arenzano, l’ultima volta che ci sono stato, mio malgrado (Wincy ha chiuso definitivamente, e suo malgrado, quel tempio del buon gusto un paio di giorni dopo).

Ho elencato gli ingredienti del succhiello. Wincy non c’è stato molto a riconoscere il gimlet e, avendo (questo sì, un colpo di fortuna) il lime cordial Rose (che è un concentrato di lime, acqua e zucchero, piuttosto dolce), e non difettando certamente del gin, lo ha preparato proprio come nel libro: metà gin, metà lime cordial, uno schizzo di angostura. È stato un colpo dissetante, piacevole, anche se un po’ troppo dolce per il mio palato.

Mi è tornato in mente qualche sera fa, quando, leggendo sul uebbe del kamikaze (cocktail IBA, catalogato nella sezione “new era drink”), l’ho trovato soprannominato anche come “succhiello alla vodka”.
E siccome in casa avevo lime, vodka e cointreau (il terzo ingrediente del kamikaze), ho deciso all’istante di prepararmelo.

È piuttosto semplice. Nello shaker si miscelano in parti uguali (3 cl ognuno) succo di lime appena spremuto, vodka e triple sec (cointreau), assieme a qualche cubetto di ghiaccio. Si shakera e si serve senza ghiaccio (è un cocktail straight up) in una coppetta da Martini precedentemente raffreddata, guarnendo con una fetta di lime.

Non è il colpo della vita, ma è piacevole. Anche Chandler apprezzerebbe, lo so, e pure Philip Marlowe, seduto dove sta ora, solitario, davanti alla solita scacchiera.

Autore

Alessandro Ricci

Sotto i 40 (anni), sopra i 90 (kg), 3 figlie da scarrozzare. Si occupa di enogastronomia su carta e web. Genoano all’anagrafe, nel sangue scorrono 7/10 di Liguria, 2/10 di Piemonte e 1/10 di Toscana. Ha nella barbera il suo vino prediletto e come ultima bevuta della vita un Hemingway da Bolla.

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