Entro il 2017 sono previsti 3 milioni di rifugiati in Europa, una previsione recentissima dell’Unione Europea. I salvataggi nel Mediterraneo non hanno subito alcuna battuta d’arresto, ma l’inverno è ormai alle porte e le carovane di persone che stanno continuando il loro viaggio a piedi rischiano di incontrare ancor più difficoltà.
Mentre il Governo tedesco sta cercando di facilitare la concessione dell’asilo e tenta di evitare la creazione di imponenti centri di accoglienza (meglio dire di identificazione) e la Gran Bretagna si dichiara disponibile ad accogliere 20mila rifugiati siriani in 4 anni, l’Austria sta valutando se chiudere la propria frontiera, cosa che provocherebbe la reazione della Slovenia, intenzionata a realizzare una barriera al confine. I 96 milioni di dollari richiesti dall’Unione Europea per sostenere l’emergenza nei Balcani arriveranno per tempo? Come verranno utilizzati?
Nel frattempo, è bello raccontare la storia di Victor Ullman, giovane chef svedese partito alla volta di Bapska, in Croazia, città a pochi metri dal confine con la Serbia. Nella sua – ormai più o meno candida – divisa, Victor istruisce chi lo sta aiutando nella sua personalissima missione solidale: 6000 pasti caldi per i centinaia di rifugiati siriani, afghani, iracheni.
“Cucinerò fino a che riuscirò ad aver la forza di stare in piedi. Non faccio caso allo scorrere del tempo, non ho né telefono né orologio”, dice Victor, che ha iniziato a coltivare un piccolo orto per le erbe che gli serviranno per la cucina, se ne occupa personalmente.
Il confine tra Croazia e Serbia è stato oltrepassato da decine di migliaia di persone, arrivate qui nei modi più disparati (e disperati): c’è chi ha affrontato il viaggio in sedia a rotelle pur di andar via. Un flusso incessante di persone che si ferma, esausto, al confine. In questa situazione di emergenza, il vero esercito, quello che agisce silenzioso facendosi guidare dal suo senso di umanità, accoglie, abbraccia, supporta questo loro viaggio verso l’ignoto.
Una task force proveniente da tutta Europa ha deciso di rispondere ad una esigenza semplice, ma di difficile gestione: dare un pasto caldo a una moltitudine di persone, senza appellarsi a bibliche moltiplicazioni di cibo.