In München steht ein Hofbräuhaus, c’è una birreria a Monaco, canta il ritornello della canzone bavarese. Togliamo Monaco e mettiamoci Genua, Genova, perché anche da noi c’è una Hofbräuhaus, e da una decina d’anni. Una vera, certificata HB: il trentenne che la aprì allora è oggi un quarantenne con due figli e qualche spolverata di bianco sulla barba, ed è qui di fronte a me. Da quella piccola scommessa Alessio Balbi è diventano l’uomo che ogni anno abbevera con birra bavarese DOC più di trecentomila persone all’anno. Ex-informatico, ora gestisce – oltre alla birreria HB di Genova – anche le due più grosse Oktoberfest d’Italia, quella genovese e quella di Torino.
Ma insomma, cos’è successo in quei lontani anni 2000? Ti eri stancato di Windows XP?
In verità è nato tutto quasi per gioco. Siccome avevo questa passione per la Baviera e per Monaco, ogni anno andavo in vacanza là eccetera, mi sono detto ma insomma, per bere una buona birra non è possibile fare tutti questi chilometri. Ho provato ad interessarmi, manimàn. Da cosa nasce cosa e in qualche anno è nata l’HB.
Dal locale alla festa il passo è breve
È stato un amico a chiedermi se volevo fare una festa della birra, a Zum Zeri, in Toscana, e così siamo partiti anche con gli appuntamenti estivi. Da lì ci siamo spostati a Crocefieschi per tre anni, poi il grande passo nel 2009 qua in piazza della Vittoria, dove siamo ulteriormente cresciuti sia come spazi che come tempi – da quattro giorni a tre weekend.
Quando hai aperto l’HB era il primo locale ufficiale al di fuori della Germania. Ricordo l’inaugurazione con tanto di dirigenti venuti apposta da Monaco. E questa è la prima Oktoberfest ufficiale dell’HB in Italia: continuiamo a coltivare la nostra piccola oasi bavarese?
È proprio così, questa è la prima Oktoberfest ufficiale, sia dal punto di vista del Consolato di Germania che dello Stato della Baviera. È una bella soddisfazione perché loro sono molto attenti a dare i patrocini. Non è una firma su un foglio, fanno controlli sulla sicurezza, e soprattutto sull’organizzazione, che è poi la parte più difficile quando si fanno queste feste
La birra non la controllano?
No, di quella si fidano [ride, nda]
Questa peraltro è in anteprima quella che berranno i tedeschi a Monaco
Esattamente. È la birra dell’Oktoberfest che tra una settimana berranno non solo i tedeschi ma sei milioni di persone da tutto il mondo.
Una cosa sulla quale ti sei sempre molto speso è la collaborazione col territorio
Fondamentale, credo che occasioni come questa debbano essere un volano importante dal punto di vista sia turistico che commerciale per la città. Da questa convinzione quattro anni fa è nato il Fuoritendone, per raccogliere tutte le iniziative che le aziende organizzano durante i 18 giorni dell’Oktoberfest Genova. Quest’anno abbiamo 180 aziende aderenti, dai negozi ai ristoranti, con 64 eventi organizzati nel tendone esterno.
L’anno scorso per la prima volta hai anche “esportato” il modello, se così si può dire, organizzando l’Oktoberfest Torino
Anche quest’anno, chiusa Genova e dopo un weekend a Monaco di Baviera – giusto per non perdere l’allenamento – partiamo con Torino, che è simile come organizzazione ma decisamente più grande come numeri. L’anno scorso abbiamo avuto 170mila persone che ne fanno la Bierfest più grande d’Italia [Genova timbra le centomila presenze, nda]. Oltretutto quest’anno ci siamo allargati all’Oval di Torino, che secondo i nostri calcoli sarà il padiglione della birra più grande del mondo
Ecco, ma com’è dare da bere a due Oktoberfest e una birreria, trecentomila persone in tutto?
L’anno scorso i consumi sono stati piuttosto alti, non al livello di Monaco ma abbastanza per scomodare i dirigenti della Hofbräuhaus. Uno 0,5% di tutta la birra HB è venduta da noi, e questa è una bella soddisfazione.
Litri di birra che si trasformano in posti di lavoro
Siamo sui centocinquanta posti di lavoro, indotto compreso, per una ventina di giorni
Prossimi progetti?
Il bello sarebbe sempre riuscire a coinvolgere sempre più i genovesi e farne una festa della città. Già lo è, ogni anno c’è un piccolo step in più, quindi non poniamo limiti alla provvidenza.