Ce l’hai la pentola di vetro? Un amico mi chiama e mi pone questa domanda.
La mia risposta all’epoca fu: no, ma sei sicuro di volerla?
E qui inizio ad elencare i motivi per cui non ha senso avere una pentola per far bollire la pasta in vetro.
1. Dove la metti? Non ci vorrai far stare un’altra pentola di acciaio dentro, vero? La metti nel cassettone insieme alle altre?
2. Come la pulisci? Adesso è bella perchè è nuova ma poi sai il calcare, le righe.
3. Non sarà una cosa che poi usi una volta e…
L’amico non risponde ai miei whatsapp dissuasori.
Il giorno dopo entrano i primi clienti, alle 10.05. Una giovane coppia di procinto di sposarsi, vogliono fare la lista nozze ed esordiscono: avete la pentola di vetro?
Due richieste in due giorni, forse sono io che sbaglio, penso.
Quindi si prende il telefono e si chiama Knindustrie, il cui stand avevo guardato con sufficienza all’ultimo salone di Parigi: tsè pensai, come sarà venuto in mente a questo Massimo Castagna di progettare una pentola in vetro? Un bel concept da fotografia, tutto qui, e la liquidai.
Invece ora sto parlando con il signor Francesco Zani, fondatore dell’azienda e “figlio d’arte”. Il nonno infatti creò nel lontano 1936 la Zani & Zani, compagnia che tra gli anni ’70 ed ’80 rappresentò l’avanguardia per il paesaggio domestico italiano, collaborando con firme del calibro di Enzo Mari, Claudio la Viola, Gaetano Pesce, Ettore Sottsass. Ok, lui conosce il negozio e ha piacere di venirmi a trovare. Così, dopo quindici giorni, mi ritrovo questo cinquantenne che spiega a me, quasi quarantenne, come ragionano i trentenni.
Il PERCHE’ della pentola in vetro si riassume in una parola: cinema.
Sì, il ragionamento è rapido e lineare: i giovani spesso hanno case dove cucina e sala da pranzo sono adiacenti se non un ambiente unico e frequentemente ricevono in modo informale anche ospiti all’ultimo momento. Cosa facciamo? Buttiamo una pasta? e qui scatta il colpo di teatro: la pentola in vetro diventa protagonista.
Un semplice gesto come la bollitura dell’acqua e l’inserimento della pasta e del sale si trasforma in un momento di contemplazione estetica. Tutti incollati a vedere quello che prima si vedeva male, se lo guardavi, solo dall’alto. Ora invece è tutto trasparente ed il nostro fornello sembra quello di Ferran Adrià. È vero, cosa ci può stupire di più che vedere qualcosa che pensavamo non si potesse fare in altro modo, FATTO in un altro modo?
E poi scatta l’imitazione: a differenza di un vestito, che una ragazza difficilmente copierebbe ad un’altra, seppur apprezzandolo, con la pentola si può copiare. È una pentola pertanto è lecito. Reazione a catena, passaparola. Una pentola tira l’altra. Così ad esempio il MomaStore ha venduto, da maggio a dicembre 2014, ben 6000 di queste “Glass Pot” da 200 dollari e accanto al nome sul sito c’è scritto Best Seller. Così ad esempio il New York Times arriva a scrivere “You can watch your fusilli bubble and boil, or broccoli dance and turn bright green, or a chicken become soup (…) The humble stockpot becomes the star of the stove“.
La morale di questa storia dunque potrebbe riassumersi in un “ricordati che la razionalità non è sempre ciò che muove le cose” soprattutto in una società dove magari le cose vengono mosse da una foto su Instagram e dal puro piacere estetico.