Ci sono quelle estati in cui, per ragioni di varia natura, ti ritrovi a pochi giorni dalla agognata settimana di ferie senza aver organizzato nulla. Ma sono proprio quelle estati in cui, una sera, sulla terrazza di un amico appassionato di vini come te, davanti ad un bicchiere – di Franciacorta naturalmente (ndr) – per caso si decide di partire.
Tre amici, cinque giorni a disposizione e una destinazione: Abruzzo.
Chiaramente essendo tutti e tre amatori del buon cibo e bevitori del buon vino, il leitmotiv del viaggio è stato l’avere sempre la pancia piena di carne di pecora (e non solo), pecorino e soprattutto Montepulciano D’Abruzzo.
E di cosa potrei parlare se non di vino?
Il Montepulciano è un vitigno a bacca nera coltivato in prevalenza nell’Italia centrale, che trova la sua massima espressione in Abruzzo e con il quale vengono prodotti Cerasuolo d’Abruzzo DOC, Montepulciano d’Abruzzo rosso DOC, Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG.
Piccola digressione. Nessun legame di parentela con il Rosso o il Nobile di Montepulciano, vini prodotti in provincia di Siena ottenuti da una tipologia di Sangiovese. C’è solo una confusione di nomi derivante dalle prime tecniche viticole ed enologiche importate dalla “saputella” Toscana.
Il Montepulciano d’Abruzzo è un vino che rispecchia pienamente la regione in cui viene prodotto. Ribelle e maestoso, pieno e spigoloso, con una spiccata acidità e una natura selvatica, caratteristiche che vengono ammorbidite dai passaggi in botte, in barrique e dall’invecchiamento. È frutto di un territorio incastrato tra mare e montagna, caratterizzato da altitudini e aree climatiche diverse che conferiscono ad ogni Montepulciano una qualità unica.
Questo delirio, degno di essere preso in giro dall’Antonio Albanese – sommelier, per giustificare il fatto di aver selezionato due cantine da visitare e, ahimè, di esserci sacrificati per assaggiare più vini possibili. In fondo lo scopo era essere certi di essere entrati davvero nella realtà vitivinicola abruzzese.
Tenute Agricole Masciarelli
La prima tappa enologica è stata in provincia di Chieti, a San Martino sulla Marrucina, presso le Tenute Agricole Masciarelli, una cantina nata nel 1981, ma che in pochi anni è riuscita a ritagliarsi un notevole riconoscimento come la cantina simbolo del “rinascimento” della vitivinicoltura abruzzese. Tre i Montepulciano che meritano una menzione.
• Il Marina Cvetic Montepulciano d’Abruzzo DOC, vino che fa parte della linea “Marina Cvetic” dedicata alla moglie. Prevede un assemblaggio di uve Montepulciano, provenienti da diversi vigneti, invecchia in barrique di rovere per 12 mesi e affina in bottiglia per altri 12. Un perfetto equilibrio tra acidità e morbidezza.
Ci suggeriscono di abbinarlo alla carne alla brace e noi così abbiamo fatto: annata 2010 e super grigliatona di arrosticini, carne di pecora, pancetta (inteso come pezzo di carne di pancia) e salsiccia direttamente sul Gran Sasso.
• Il Marina Cvetic Iskra, sempre 100% Montepulciano ma di uve provenienti dalla zona di Teramo. Invecchia in barrique di rovere per 12 mesi e affina in bottiglia per altri 24. Dal 2009 ha ottenuto la DOCG. Se “Iskra” in slavo vuol dire scintilla, questo vino è un’esplosione di gusto. Pazzesco, a parer mio.
• Il Montepulciano d’Abruzzo DOC Villa Gemma Rosso, della linea ammiraglia dell’azienda. Invecchia 36 mesi, di cui tra i 18 e i 24 in barrique e affina in bottiglia 2/3 anni. Nessun rigiro di parole, è il vino da stappare in un’occasione speciale. Per ora altro non so dire, se non che è lì nella mia cantinetta che aspetta me (e l’occasione speciale).
Azienda Vinicola Dino Illuminati
Per la seconda tappa invece ci siamo spostati più a Nord, presso l’azienda vinicola di Dino Illuminati a Controguerra in provincia di Teramo. In queste zone viene prodotto il Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG, unica DOCG della regione. La cantina in questo caso è ultracentenaria: fondata nel 1890 conserva ancora oggi una tradizione artigianale che è il valore aggiunto dell’azienda.
Anche qui, tra i tanti degustati, sono tre i vini che mi sono rimasti nel cuore, strutturati, complessi e adatti all’invecchiamento.
• Lo Zanna, Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG Riserva, prende il nome dal vigneto che è uno dei primi ad essere stato impiantato in Azienda. Fa un passaggio in botti di rovere di Slavonia (25 hl) di 24/26 mesi. È il meno spigoloso e, forse per questo, quello che mi rispecchia di meno.
• Il Pieluni, anche questo Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG Riserva, è in realtà un vino molto diverso dal precedente. La vendemmia è tardiva (fine ottobre) e il vino viene fatto invecchiare per 2 anni in barrique (225 l). Una volta imbottigliato, affina per ulteriori 14-15 mesi in bottiglia. È sorprendente l’armonia in bocca tra la morbidezza e i tannini. Un vino complesso e intenso, anche da meditazione.
• Il Controguerra D.O.C. rosso Riserva Lumen è invece un vino prodotto dal 70% di uve Montepulciano e dal 30% di Cabernet-sauvignon. Il prodotto ottenuto dalle fermentazioni viene travasato in barrique dove rimane circa 18 mesi e successivamente subisce un affinamento in bottiglia di 12/14 mesi. Tannino pronunciato in bocca (e in questo caso non è un difetto), di buona struttura e persistente. Senza dubbio il mio preferito.
Chiaramente l’Abruzzo non è – e non è stato per noi – solo Montepulciano. L’Abruzzo è anche altro vino, è Trebbiano e Pecorino (il vino), è pecorino (il formaggio), caciocavallo, pasta alla pecorara, carne di pecora, lenticchie, salsiccia di fegato, è il pranzo con gli amici nella Locanda di qualche piccolo paesino. L’Abruzzo è il Gran Sasso, i suoi ristori dove grigliare arrosticini e i suoi rifugi nella piana di Campo Imperatore. L’Abruzzo è la natura dei suoi parchi e il possibile incontro con l’orso marsicano. È la morbida collina, è passeggiare nei piccoli paesi costruiti in pietra.
L’Abruzzo è “forte e gentile”, libero e ribelle.