Ca’ di Gosita, l’agriturismo perfetto

da | Giu 21, 2011

Dire cucina del territorio, in Italia, spesso, non significa alcunché. Cosa s’intende per territorio? La regione, la provincia, la città? Ci sono paesi e valli così cocciuti e avvinghiati al terroir da poter proporre una cucina sinceramente peculiare. La Valgraveglia, valle che corre alle spalle di Lavagna, la terra degli avi di Garibaldi, ne è esempio lampante. In Liguria il preboggion è quella magica alchimia di erbe spontanee fondamentale per diverse ricette (in primis, il ripieno dei ravioli)? Bene, qui con prebugiun si intende un piatto memorabile fatto da patate locali (le mitiche Quarantine), cavolo nero, sale, olio e aglio. E la cima? Non si fa bollita, ma al forno.

Si intuisce allora perché Ne, paese piccolo non solo nel nome, possa contare ben tre locali per cui valga la pena inforcare il volante e mettersi in viaggio. Il primo, sommo, è la Brinca, paradigma commovente della trattoria italiana. Il secondo è l’Antica Trattoria dei Mosto, dove Franco Solari, il patron, sa blandire il palato con una cucina schietta e stupire con una cantina assai fornita (anche di vecchie annate, a prezzi tentatori). Il terzo è Ca’ di Gosita. Ca’ di Gosita, ovvero, l’agriturismo.

[Cosa si chiede a un agriturismo? Una casa nel verde. Un locale curato e non standardizzato. Materie prime locali, auspicabilmente autoprodotte. Una cucina saporita e tradizionale. Porzioni adeguate. Un conto finale che possa permettere qualche sortita culinaria anche a famiglie con prole e giovani senza tanta pecunia, senza dover rimpiangere, a posteriori, l’idea.]

Ca’ di Gosita centra tutte queste caratteristiche.
Bisogna salire oltre Conscenti di Ne, verso la frazione di Gosita. Un pugno di case. Una quercia secolare a pochi passi. Un terrazzo ombreggiato da una pergola che dà sulle vigne e i campi sottostanti. La casa nel verde c’è.
All’interno, un arredo che più garbato non si può. 26 coperti distribuiti in pochi tavoli di legno, un’apparecchiatura essenziale ma non distratta, anzi. Il locale curato e non standardizzato c’è.
Pane fatto in casa, salumi fatti in casa, verdure dell’orto, pasta fatta in casa, dolci fatti in casa, vino casalingo, olio delle proprie piante, amari (grappa e nocino) anch’essi casalinghi. Materie prime locali e autoprodotte, ci siamo.
Porzioni generose, sicuro.
Un conto fisso (come il menu) a 30 euro (bevande incluse). Bene.

E nel piatto?

Se tutte le premesse portassero ad un risultato sciatto e trascinato, senza acuti, senza emozioni, non varrebbe la pena venire fin qua. E invece. Invece, venite. Assaggiate i medaglioni di pane fritto e la focaccia con cui accompagnerete la pancetta e il salame crudo. Non siete convinti? Impossibile non capitolare alla sequenza di antipasti che raccontano la cucina di questa valle:  torta baciocca (10+), zucchine ripiene, torta di riso, torta di cipolle (di Zerli, pregiatissime e buone), lattughe ripiene (soavi), borragini in pastella e fritte. Non basta? L’antipasto si chiude con i testaroli al pesto, cotti in vecchi testi, sotto campane di terracotta scaldate da fascine di legna (uno spettacolo solo vedere la cottura, garantito).

I ravioli al tocco sono impeccabili. La punta di vitello con patate Quarantine si scioglierà letteralmente in bocca. A fianco, insalata dell’orto. Poi un gelato alla crema con ciliegie cotto nel whisky. Col caffè arriva pure la torta margherita e qualche biscottino.

Il menu varia poco, ma in questi casi è un bene. Il vino è onesto, nulla più. Il ritmo del pranzo (che inizia a orario fisso, inderogabilmente tutti i tavoli assieme) è da tanguero ozioso, con improvvise accelerate. C’è tempo per chiacchierare e trovare spazio per le ampie porzioni.

Ah, vi servirà direttamente Giuseppe Garibaldi (lo giuro, il titolare si chiama davvero così). Prima di andare, non dimenticate di fare un applauso a sua madre, la cuoca, una signora fantastica sull’ottantina che viaggia a pieni giri.

Per me, l’agriturismo perfetto.

Ca’ di Gosita

Indirizzo: via Zerli 57, loc. Gosita, Né (GE)
telefono: 0185 339298
Aperto: venerdì e sabato sera, domenica a pranzo
Prezzo: € 30
Carte di credito: nessuna

Autore

Alessandro Ricci

Sotto i 40 (anni), sopra i 90 (kg), 3 figlie da scarrozzare. Si occupa di enogastronomia su carta e web. Genoano all’anagrafe, nel sangue scorrono 7/10 di Liguria, 2/10 di Piemonte e 1/10 di Toscana. Ha nella barbera il suo vino prediletto e come ultima bevuta della vita un Hemingway da Bolla.

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